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150 ANNI DELL'UNITA' D'ITALIA: COME SIAMO ARRIVATI FIN QUI
Mancano ormai pochi giorni alla celebre data del 17 marzo in cui in tutta la Nazione si terranno i festeggiamenti per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia; si tratta comunque di un evento storico che ha dato vita ad un forte dibattito specie negli ultimi anni: le parti del dibattito sono composte da una parte dai difensori dell'identità e dell'unità nazionale che ha avuto seguito quel 17 marzo 1861 in cui il Parlamento Subalpino proclamò la nascita del Regno d'Italia con Vittorio Emanuele II di Savoia eletto sovrano e la città di Torino come capitale del Regno, dall'altra parte vi sono i secessionisti di varie fazioni territoriali (padani al Nord, indipendentisti di ispirazione borbonica al Sud ed autonomisti sudtirolesi al Nord-Est) che sostengono la falsità di tale vicenda storica.
Considerata l'importanza dell'evento, io sono pienamente convinto che invece di un dibattito composto da opinioni sostenute da schieramenti opposti sia necessaria una riflessione di tipo storico e non politico, non tanto sugli eventi storici in sè quanto sui personaggi che, nel corso dei secoli, hanno fatto in modo che si arrivasse fino ad oggi.
La riflessione che pongo parte ben prima degli anni del Risorgimento e vede citati personaggi appartenenti a diverse epoche, ossia Dante Alighieri, Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Vittorio Emanuele II, Camillo Benso Conte di Cavour e Gabriele D'Annunzio.
Mancano ormai pochi giorni alla celebre data del 17 marzo in cui in tutta la Nazione si terranno i festeggiamenti per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia; si tratta comunque di un evento storico che ha dato vita ad un forte dibattito specie negli ultimi anni: le parti del dibattito sono composte da una parte dai difensori dell'identità e dell'unità nazionale che ha avuto seguito quel 17 marzo 1861 in cui il Parlamento Subalpino proclamò la nascita del Regno d'Italia con Vittorio Emanuele II di Savoia eletto sovrano e la città di Torino come capitale del Regno, dall'altra parte vi sono i secessionisti di varie fazioni territoriali (padani al Nord, indipendentisti di ispirazione borbonica al Sud ed autonomisti sudtirolesi al Nord-Est) che sostengono la falsità di tale vicenda storica.
Considerata l'importanza dell'evento, io sono pienamente convinto che invece di un dibattito composto da opinioni sostenute da schieramenti opposti sia necessaria una riflessione di tipo storico e non politico, non tanto sugli eventi storici in sè quanto sui personaggi che, nel corso dei secoli, hanno fatto in modo che si arrivasse fino ad oggi.
La riflessione che pongo parte ben prima degli anni del Risorgimento e vede citati personaggi appartenenti a diverse epoche, ossia Dante Alighieri, Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Vittorio Emanuele II, Camillo Benso Conte di Cavour e Gabriele D'Annunzio.
Si parla di Dante Alighieri in quanto molti letterati sostengono che egli sia stato colui che sin dalla sua epoca aveva già pensato all'Italia come ad un territorio che dovesse essere unificato da un'unica lingua, ossia con la pubblicazione nel 1304 del "De Vulgari Eloquentia" in cui Dante affrontò il problema della lingua volgare ed esortò le élites culturali ad un impegno letterario-umanistico per rilanciare la lingua volgare affinché divenisse una lingua illustre parlata in tutta Italia.
Per quanto riguarda Giuseppe Mazzini invece, perché quando egli fondò la Giovine Italia nel 1831 divenne portatore di quei valori (Dio, Popolo, Patria e Umanità) che contribuirono a costruire l'Italia come una Nazione indipendente, libera e repubblicana gettando quindi le basi per lo Stato unitario nazionale italiano.
Inoltre possiamo dire a tutt'oggi che la figura politica di Mazzini è quella di una "socialista nazionale", cioè non un socialista di stampo marxista in quanto Mazzini concepì la lotta politica non come "lotta di classe" ma come la "lotta di un popolo che, indipendentemente dalle appartenenze sociali, combatte per la propria indipendenza ed autodeterminazione come Stato Nazione", peraltro Mazzini si differenzia da Marx per la sua visione romantica, spirituale e profetica della storia e quindi anche per il suo giudizio su Dio e il Cristianesimo contrapponendosi di fatto al materialismo storico di Marx.
Ovviamente tra i "padri delle Patria" non possono non essere ricordati Giuseppe Garibaldi (l'eroe dei due mondi), Vittorio Emanuele II e Camillo Benso, conte di Cavour.
Garibaldi, partendo dalle spiagge della Liguria nel 1860, conquistò il Regno delle Due Sicilie sbarcando con i Mille a Marsala ed incontrò il re Vittorio Emanuele II che giunse a Teano dopo aver sconfitto le truppe dello Stato Pontificio godendo dell'appoggio politico di Camillo Benso Conte di Cavour.
L'Italia unita iniziò il XX secolo nonostante dovessero ancora essere annesse ad essa i territori della Venezia Giulia, dell'Istria, della Dalmazia e della città di Fiume; pertanto quando si parla del versante orientale italiano non si può non ricordare un altro personaggio simbolo del completamento dell'unificazione italiana, ossia, il "vate" Gabriele D'Annunzio.
D'Annunzio è passato e rimarrà nella storia per la storica impresa, insieme agli Arditi ed alla reggenza del Carnaro, dell'occupazione della città di Fiume dal 1919 al 1921; impresa che avvenne in segno di protesta contro lo Stato italiano che subì la "vittoria mutilata" stabilita, al termine della Prima Guerra Mondiale, dalla Società delle Nazioni con il Trattato di Versailles del 1918 il quale concesse all'Italia il Trentino, l 'Alto Adige, la Venezia Giulia e l'Istria ma gli negò la sovranità sulla città di Trieste, sulla Dalmazia e sulla città di Fiume. Nel particolare, bisogna anche ricordare quei soldati dell'esercito regio italiano che, durante la Prima Guerra Mondiale, combattendo sul Carso, sul Piave e sul Monte Grappa fermarono l'offensiva dell'esercito austro-ungarico.
Le storie dei personaggi e degli eventi citati fin qui dimostrano come la storia d'Italia sia una storia lunga secoli, sin dal Medio Evo, e che smentisce con ogni fatto tutti coloro che tentano di confutarla: leghisti col mito della Padania, borboni con il mito del Sud indipendente e sudtirolesi che rivendicano la loro appartenenza all'Austria e alla Germania ignorando i grandi progressi di civiltà che vennero fatti, ad opera dell'Italia, dalla città di Bolzano.
Altro aspetto importante che riguarda lo storico evento del centocinquantenario dell'Unità d'Italia è il fatto che tale data sembra non essere vissuta nella sua compleata essenza ma soltanto con la retorica, e ciò è dimostrato con il fatto che oggi l'italiano medio (spesso definito "italiota") si sente italiano soltanto quando la Nazionale Italiana di calcio gioca le partite, magari senza cantare l'inno di Mameli ma muovendo solo le labbra e pure sventolando la bandiera tricolore persino dal lato sbagliato.
Invece il messaggio che l'Italia e gli italiani dovrebbero cogliere da questo appuntamento storico è quello di sentirsi italiani non solo durante le gare sportive quando gioca la Nazionale e non solo durante le ricorrenze storiche, ma anche durante la vita di tutti i giorni (a scuola, all'università, al lavoro, in famiglia e in qualsiasi altro ambito della vita quotidiana).
Soltanto in questo modo l'Italia e gli italiani potranno uscire a testa alta da una realtà cupa e deprimente quale si sta dimostrando quella della società globale ormai avvolta da una crisi economica, sociale e geopolitca che ne sta caratterizzando il declino.
La crisi economica e sociale, causata da quella mentalità perversa in cui la dignità umana viene sacrificata a beneficio del dio denaro, ha creato un pensiero omologante che, negli ultimi decenni, ha indebolito fortemente le comunità nazionali di tutta Europa e dovrebbe essere quindi preciso obbiettivo della comunità nazionale italiana uscire da questa sfera e da questa realtà.
La crisi geopolitica che da mesi sta travolgendo i paesi del Mediterraneo dimostra come la potenza mondiale degli Stati Uniti e il suo alleato principale (la NATO) siano in crisi e dimostra anche come gli equilibri mondiali stiano cambiando radicalmente a vantaggio di una superpotenza mondiale in ascesa quale la Cina, il quale dominio rischia di sottomettere tutto il Vecchio Continente; anche in questo caso l'Italia (e anche l'Europa) dovrebbero approfittare della situazione per recuperare quell'autonomia politica, economica e sociale perduta negli ultimi decenni con l'affermarsi del mito della globalizzazione, soltanto così l'Italia potrà tornare ad essere in futuro uno Stato Nazione libero, indipendente e fiero della propria identità storica e culturale.
Ario Corapi
Università degli Studi di Torino
Facoltà di Scienze Politiche
Università degli Studi di Torino
Facoltà di Scienze Politiche
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