Niccolò Cherasco, Flavio Mergotti (universitari) e il prof. Coppola hanno visto e analizzato il film Donne senza uomini
Un film di Shirin Neshat, Shoja Azari. Con Pegah Feridoni, Arita Shahrzad, Shabnam Toloui, Orsolya Tóth, Navíd Akhavan, Mina Azarian, Bijan Daneshmand, Rahi Daneshmand, Salma Daneshmand, Tahmoures Tehrani, Essa Zahir
Titolo originale Zanan-e Bedun-e Mardan. Drammatico, durata 95 min. - Germania, Austria, Francia 2009. - Bim Tehran, 1953. Durante il conflitto per emancipare la Persia dalle potenze europee e ottenere la nazionalizzazione della Anglo-Iranian Oil Company, quattro donne di diversa estrazione sociale cercano di sopravvivere ai loro destini tragici e determinati (da padri e fratelli). Munis è una giovane donna con un'appassionata coscienza politica che resiste all'isolamento impostole dal fratello, Faezeh sogna di sposare l'uomo che ama, Fakhiri, sposata senza amore, lascia il marito e riaccende la fiamma di un sentimento trascorso, Zarin è una prostituta abusata dagli uomini di cui non distingue più i volti. A un passo dalla democrazia, sfumata con un golpe militare organizzato dalla CIA, Munis, Faezeh, Fakhiri e Zarin lasceranno la città per la terra, uno spazio prodigioso e bucolico dove dimenticare i soprusi, la sopraffazione, la violenza, il suicidio, lo stupro. Ma fuori dalle mura la Storia avanza, assediandone le vite e le speranze.
Trasposizione (sur)realista e magica del romanzo omonimo di Shahrnush Parsipur, Donne senza uomini segna il debutto alla regia di Shirin Neshat, intensa e sensibile artista iraniana che ha scelto di vivere e lavorare in America. Il film presenta una costruzione circolare per cui tutto torna inevitabilmente allo stesso punto e nulla si modifica davvero. Il cerchio è creato dai vari segmenti narrativi: quattro donne, quattro storie di isolamento e di esclusione che si intrecciano attraverso gli spostamenti delle protagoniste, agitate tanto e inutilmente per ritornare nel buio da dove venivano. Munis, Faezeh, Fakhiri e Zarin si muovono in un cerchio limitato dagli uomini e la lunghezza del loro raggio d'azione è determinata dalla cultura iraniana.
Soffocate in una struttura chiusa, perfetta e senza vita dalla crudeltà dello sguardo maschile, le donne senza uomini di Shirin Neshat sono private di ogni diritto e non hanno diritto alla felicità. Niente speranza e niente abbandono, è impossibile lasciarsi andare per chi è costretto a essere sempre vigile, prudente e misurato. Donne senza uomini è spasmodico nella ricerca formale che vorrebbe illustrare l'oppressione, renderla intollerabile, rimbalzarci contro e rialzarsi. Perdonati e perdonabili alcuni momenti di autocompiacimento, l'opera prima della Neshat apre e chiude lo sguardo su un mondo cristallizzato dove l'uomo occupa fisicamente e politicamente ogni spazio e dove le donne hanno solo gli sguardi per narrare le loro (non) vite.
Marzia Gandolfi (mymovies)
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