Beauvois - Bello da vedere
Un regista che ha ceduto al corteggiamento di altri registi che lo hanno spinto a diventare un attore. Per lui, la carriera di interprete è un'avventura, mentre si è innamorato perdutamente dell'arte della messa in scena e difficilmente saranno in grado di farlo desistere dalla carriera di autore che si sta cucendo addosso.
All'IDHEC
Figlio di Francis Beauvois, farmacista, e della docente di moda Gabrielle Chovaus (che nella sua carriera si dedicò anche alla politica come consigliera municipale socialista), nasce e cresce a Pas-de-Calais. Scoprirà la sua passione per il cinema durante gli anni dell'adolescenza, quando sarà spettatore di una conferenza a Calais dello storico cinematografico Jean Douchet. Spinto da questa fortissima vocazione, lascia il liceo prima di diplomarsi e va a vivere a Parigi, iscrivendosi all'allora IDHEC (oggi conosciuto come Fémis). Purtroppo non verrà accettato e questo fatto metterà fortemente in discussione la sua voglia di fare cinema, spingendolo più volte a domandarsi se il mestiere di regista è ciò che realmente sogna di fare, non sa ancora che, decenni dopo, l'IDHEC lo richiamerà, ma non come allievo: gli affiderà una cattedra come professore di direzione degli attori. Ottenuto un agente (Dominique Besnehard) farà amicizia con Serge Daney che lo aiuterà ad avere una borsa di studio all'Académie de France a Roma. Qui, conosce sua moglie, Agata Boetti, dalla quale avrà due figli, Arthur e Antoine. Nel frattempo, comincia i suoi lavori come aiuto regista. Fortunatamente, avrà occasione di diventare il secondo aiuto regista di un autore di serie A e intellettualmente impegnato come Manoel de Oliveira nel film Mon cas (1986). E dopo questa piccola prova, sente già di avere tutte le carte in regola per firmare qualcosa di suo. Comincia così con il cortometraggio Le matou(1986).
I film da regista
A seguire, firma il suo primo lungometraggio: Nord (1991), che avrà un grandissimo successo di pubblico e critica. La pellicola, nella quale peraltro lui recita, gli permetterà di essere nominato ai César per la migliore opera prima e come miglior speranza maschile. Nel 1995 è tempo di un altro successo con N'oublie pas que tu vas mourir che vince il Premio della Giuria al Festival di Cannes, cui seguirà nel 2005 Le petit lieutenant (2005) che vincerà invece il Label Europa Cinemas. Dieci anni più tardi, firma Uomini di Dio, drammatica vicenda che narra le gesta di sette monaci uccisi nel 1996 dal terrorismo fondamentalista islamico.
Attore
Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, Beauvois è anche un prodigioso attore. Nel 1988 prende parte a Daniel endormi di Michel Béna, regista con il quale rimane in buonissimi contatti. Nel 1991, infatti, tornerà davanti alla sua macchina da presa con Sotto il cielo di Parigi. Ma lo si potrà vedere anche in: Le vent de la nuit (1999) con Catherine Deneuve, I testimoni (2007) e Disco (2008) con Gérard Depardieu, ai quali si aggiungono i numerosi film di Jean-Paul Salomé di cui è stato protagonista.
Fabio Secchi Frau (mymovies)
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Vi sono elementi manieristici nel film che tendono a uno stile pasoliniano in alcune scene simboliche e poetiche:
da quelle liturgiche ai primissimi piani dei protagonisti, dalle citazioni pittoriche esplicite (Caravaggio e Antonello da Messina) e implicite (Mantegna) fino a quelle musicali (la liturgia e Tchaikovskij), dai contrasti stridenti fra le realtà che preludono all'ineluttabile tragedia (l'elicottero e il canto), dalla delicatezza dei simboli all'evocazione della Passio Christi che nel film segue un iter che passa per il mistero cristiano dell'Incarnazione celebrato nel Natale e giunge all'Ultima Cena dei monaci fino alla salita al loro Calvario.
I testi e i significati teologici sono di alto profilo; le citazioni dei canti della liturgia, medievali come la Salve o moderni come i canti di J. Gelineau, sono sublimi. Il film è una vera liturgia interreligiosa, che fa chiarezza sulle differenze fra il vero
Islàm e quello falso, di cui si parla abitualmente male storpiandone, anche da parte dei giornalisti, la pronuncia in Islam.
Ultima notazione: il titolo francese "Des hommes et des Dieux" letteralmente significa "Sugli Uomini e sugli Dei" e, quasi come farebbe un trattato, ci introduce a un'interpretazione maggiormente interreligiosa rispetto a quella della traduzione italiana.
Dario Coppola
Un film di Xavier Beauvois. Con Lambert Wilson, Michael Lonsdale, Olivier Rabourdin, Philippe Laudenbach, Jacques Herlin, Loïc Pichon, Xavier Maly, Jean-Marie Frin, Sabrina Ouazani, Adel Bencherif, Abdelhafid Metalsi, Abdellah Moundy, Farid Larbi, Benhaïssa Ahouari, Idriss Karimi, Abdellah Chakiri, Farid Bouslam, Maria Bouslam, Soukaïna Bouslam, Hamid Aboutaieb, Saïd Naciri, Rabii Ben Johail, Fadia Assal, Zhour Laamri, Olivier Perrier Titolo originale Des hommes et des dieux. Drammatico, durata 120 min. - Francia 2010. - Lucky Red.
di G. Zappoli (mymovies)
1996. Algeria. Una comunità di monaci benedettini opera in un piccolo monastero in favore della popolazione locale aderendo all'antica regola dell'"Ora et Labora". Il rispetto reciproco tra loro, che prestano anche assistenza medica, e la popolazione locale di fede musulmana è palpabile. Fino a quando la minaccia del terrorismo fondamentalista comincia a farsi pressante. Christian, l'abate eletto dalla comunità, decide di rifiutare la presenza dell'esercito a difesa del monastero non senza trovare qualche voce discorde tra i confratelli. Una notte un gruppo armato fa irruzione nel convento chiedendo che si vada ad assistere due terroristi feriti. Dinanzi al diniego vengono chieste medicine che vengono rifiutate perché scarse e necessarie per l'assistenza ai più deboli. Il gruppo abbandona il convento ma da quel momento il rischio per i monaci si fa evidente.
Xavier Beauvois porta sullo schermo il sacrificio di sette monaci francesi che nel marzo 1996 vennero sequestrati da un gruppo armato della Jihad islamica e le cui teste vennero ritrovate il 30 maggio di quello stesso anno. Documenti ritrovati di recente coinvolgono le forze armate algerine nel tragico esito finale del sequestro.
Non era facile trovare la cifra stilistica giusta per raccontare la vita e il progressivo avvicinarsi alla morte di questi religiosi facendoli restare degli uomini e non trasformandoli agiograficamente in martiri quali poi sarebbero divenuti. Beauvois, pur con una certa piattezza per quanto attiene al linguaggio cinematografico, ci è riuscito sul piano della sceneggiatura che ritma lo scorrere del tempo grazie al succedersi delle celebrazioni e delle preghiere e canti comunitari. A questi si alternano le vicende esterne e interne al luogo sacro con la messa in luce di tutte le convinzioni ma anche di tutte le incertezze e debolezze dei monaci. Il film riesce a far emergere al contempo le singole individualità così come la tenuta complessiva di un gruppo animato da una fede che non si trasforma in esclusione ma che vuole, fino all'ultimo, tradursi in atti di condivisione sia all'interno che all'esterno. In un mondo distratto dal succedersi di eccidi e manipolato da una propaganda che vuole assimilare Islam e terrorismo fondamentalista, ricordare questo sacrificio non significa riaccendere la polemica ma piuttosto il contrario. Uomini e dei possono incontrarsi, conoscersi e rispettarsi a vicenda. Nonostante tutto.
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