testo di
Ario Corapi
commento per immagini di
Dario Coppola
Domenica 22 maggio è stata trasmessa su Rai3 una puntata alquanto interessante di Report condotta da Milena Gabanelli in cui si è parlato di come le giovani generazioni italiane siano quotidianamente costrette a vivere all'insegna della precarietà e del disagio e ne è emerso di come la precarietà tra i giovani stia diventando sempre di più uno stile di vita imposto dall'attuale sistema economico-sociale vigente in Italia.
Nel corso della puntata è stato realizzato anche un flash back per confrontare le giovani generazioni del passato con quelle odierne ed è stato fatto un particolare riferimento alla stagione della contestazione giovanile del '68; la generazione dei contestatori del '68 è la generazione da cui tuttora è composta la classe dirigente italiana e a 40 anni di distanza possiamo dire che quella generazione non ha avuto problemi a sistemarsi sia sul piano professionale sia su quello sociale: in parole povere, all'epoca ci fu posto per tutti (forse troppi!) e molti di coloro che 40 anni fa contestavano la classe dirigente oggi stanno commettendo errori ben più gravi di quelli che commisero le classi dirigenti dei decenni passati.
Dovessimo dare un giudizio storico sul '68 potremmo dire che i giovani di quell'epoca contestavano, senza motivi, una classe dirigente che aveva responsabilmente ricostruito l'Italia dalle rovine della guerra; oggi piuttosto i giovani sarebbero più che legittimati a contestare l'attuale classe dirigente (ex sessantottini) che da 25 anni a questa parte a governato e gestito le risorse dell'Italia in una maniera irresponsabile e che con gli anni si sta "mangiando" tutto quello che le generazioni passate hanno costruito lasciando di fatto le giovani generazioni di oggi a bocca asciutta in previsione del futuro; inoltre, a creare ulteriore sconforto in questa analisi si aggiunge il fatto che non pochi giovani al giorno d'oggi siano erroneamente convinti di stare meglio rispetto alle generazioni passate e quest'illusione è dovuta sopratutto alla subcultura e allo stile di vita devianti acquisiti dalla cultura dell'apparenza e dai falsi miti tramandati attraverso i modelli televisivi e in primis dalla cosiddetta "civiltà del consumismo dominante".
Ma in concreto, quali sono le cause che ci hanno portato fin qui e che hanno permesso il crearsi di questo disagio fra i giovani?
Le radici di questo problema bisogna andarle a cercare nella Prima Repubblica.
I primi 40 anni della storia dell'Italia repubblicana sono stati caratterizzati da un fenomeno politico, che tuttora comunque non si è estinto, noto come "partitocrazia" e che si è venuto a creare a causa dei forti problemi di ingovernabilità dell'Italia di allora, ossia, quando i governi duravano pochi anni (due o tre) o addirittura pochi mesi e la forza politica dominante era la Democrazia Cristiana che, pur essendo il partito di maggioranza relativa, non riusciva a governare l'Italia da sola
ma allo stessa tempo non poteva stabilire alleanze politiche né a destra né a sinistra, in quanto a destra c'era il Movimento Sociale Italiano costretto a vivere emarginato dalla scena politica perché era considerato a priori un "partito di fascisti"
e a sinistra c'era il Partito Comunista Italiano con il quale non si potevano fare accordi di governo sia per gli ordini che arrivavano dagli Stati Uniti d'America sia perché si trattava di una forza politica in perenne contatto con il Cremlino di Mosca (quartier generale dell'ex Unione Sovietica).
Questa situazione ha portato nei decenni passati a un blocco del "Sistema-Italia" della Prima Repubblica e ha portato i governi dell'epoca a prendere decisioni fuori dalle istituzioni ai danni della macchina burocratica dello Stato e ciò ha favorito la creazione di lobbies (partitiche e apartitiche) e di una classe gerontocratica esterna alle istituzioni che pur di non perdere i propri poteri e i propri privilegi è sempre stata disposta a penalizzare il bene comune dei cittadini italiani, tali decisioni hanno avuto negli anni delle ripercussioni sulla generazioni che si sono poi formate e i giovani di oggi sono quelli che stanno pagando il prezzo più alto in quanto la situazione tuttora vigente in Italia sta demotivando i giovani ad innovarsi e a lavorare per il proprio futuro; tale demotivazione la si riscontra tutte le volte in cui un giovane, dopo aver studiato per anni, non riesce a trovare lavoro e di conseguenza non riesce a rendersi indipendente autonomo dalla propria famiglia per crearsene una propria.
L'economia italiana è stata trainata nei decenni passati da un forte senso del risparmio da parte delle famiglie italiane e questa ha favorito un accumulo di ricchezza nell'economia reale che finora ha funzionato come ammortizzatore nei periodi di crisi,
il fatto è che in Italia la crisi economica attuale sembra non avere fine e tutti i giovani che non riescono (non certo per colpa loro) a rendersi indipendenti dalle loro famiglie perché non trovano lavoro, si ritrovano a vivere con i propri genitori che a loro volta sono costretti a spendere i risparmi di una vita proprio per mantenere i figli che, nonostante gli innumerevoli sforzi e le molte capacità, non riescono a trovare spazio.
Questa situazione di disagio giovanile che si è venuta a creare fra i giovani in Italia non può nemmeno essere paragonata con le situazioni degli altri paesi europei come la Francia e la Germania; gli inviati della trasmissione Report hanno intervistato una ragazza francese che studia Scienze Politiche all'Università di Parigi e che ha raccontato di riuscire a conciliare gli studi con il lavoro di commessa presso una gioielleria, lavoro regolato da un contratto a tempo indeterminato per 3 giorni a settimana e retribuito con 1300 euro al mese....vien da dire: in Italia dove la trovi un'occasione simile? dove lo trovi il datore di lavoro che ti mette un contratto a tempo indeterminato per giorni a settimana e dandoti un salario simile,in più permettendoti anche di studiare?
In Italia non si riesce a trovare un lavoro "decente" dopo la laurea, figuriamoci un lavoro part-time da conciliare con gli studi.
Altro esempio lampante è quello della Germania dove il governo federale ha istituito da diversi anni il BAföG, ossia l'Ufficio Federale per il Sostegno allo Studio (Bundesausbildungsförderungsgesetz),
il quale fornisce sussidi divisi in fasce di reddito per tutti i giovani dai 18 anni in su e che consente ad essi non solo di pagarsi gli studi ma anche di pagarsi un appartamento in affitto con soli 500/600 euro al mese, per non parlare poi del collocamento occupazionale nel mondo del lavoro una volta terminati gli studi...contratti a tempo indeterminato con uno stipendio a partire da 1600 euro al mese, roba che i giovani qui in Italia si sognano la notte.
In Italia i giovani si ritrovano a dover fare i "mantenuti" fino alla fine degli studi, se va bene, oppure chi arriva dalla provincia e va a studiare nelle grandi città deve pagarsi gli studi, il vitto e l'alloggio sempre con i soldi che i genitori mandano mensilmente, tutto questo per poi trovare lavori con contratti di durata annuale (se non addirittura mensili) e stipendi tra i 400/600 euro al mese con il risultato di ritrovarsi poi a vivere ancora con i genitori fino a 40 anni.
Lo stile di vita precario che si vive in Italia porta moltissimi giovani appena laureati a trasferirsi all'estero in cerca di lavori molto più dignitosi, questo il fenomeno noto a tutti come "fuga dei cervelli", e molti neo-laureati italiani trasferitesi all'estero hanno potuto confermare quanto all'estero questi vengano accolti a braccia aperte e valorizzati sul posto di lavoro per poi essere incentivati a rimanere lì, peraltro i datori di lavoro che all'estero assumono i neo-laureati italiani hanno confermato quanto i giovani italiani siano competenti e preparati con le lauree conseguite in Italia (a dimostrazione che il sistema formativo italiano è stato finora uno dei migliori al mondo), e questo conferma ulteriormente quali risorse umane l'Italia continui a perdere ogni anno a causa della mancanza di meritocrazia e di responsabilità da parte della classe dirigente nel valorizzare i giovani che crescono e si formano in Italia.
Al termine di quest'analisi, che alla fine non fa altro che ribadire un problema che in Italia esiste ormai da troppi anni, chi ha ancora il coraggio di dire che i giovani italiani di oggi sono dei "bamboccioni" o dei "mantenuti" che non hanno voglia di impegnarsi perché vogliono sempre avere la "pappina pronta"?
Sembra assurdo, ma c'è chi la pensa così nonostante i dati alla mano dicano il contrario e spesso costoro sono quelli che appartengono alle generazioni passate che hanno amministrato o amministrano ancora adesso questi paese e che troppo spesso con questi ragionamenti intendono mascherare le loro inettitudini facendo ricadere la colpa sulla giovani generazioni che si trovano a vivere sempre di più sull'orlo del baratro.
Ario Corapi
Università degli Studi di Torino
Facoltà di Scienze Politiche
Ario Corapi segnala un articolo di Calabria 24 pubblicato da Piero Sansonetti (cliccate qui)
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