di Filippo Mariani
Pubblichiamo da oggi alcune
tesi di laurea,
già discusse, scelte fra quelle scritte dai nostri soci e dai nostri amici
MARIO ROBERTO SANTUCHO E IL PARTIDO
REVOLUCIONARIO DE LOS TRABAJADORES
(1936-1976)
REVOLUCIONARIO DE LOS TRABAJADORES
(1936-1976)
Quando ho intravisto la fine del mio ciclo di studi universitario sapevo già quale tesi avrebbe coronato la mia triennale.
La scelta di raccontare la vita di Mario Roberto Santucho e del Partido Revolucionario de los Trabajadores è nata nel 2001 durante un periodo scolastico di sei mesi che ho trascorso a Santiago del Estero in Argentina.
La fortuna di aver conosciuto la famiglia di Santucho, più precisamente ho parlato ed intervistato Gilda del Carmen Rodan, moglie di Francisco Santucho (fratello maggiore di Roberto), ha inciso e condizionato la mia scelta sull’argomento di tesi da trattare.
Ciò che mi ha spinto ad approfondire l’argomento è la figura di quest’uomo; affascinante e determinato, idealista e convinto delle sue idee, pronto a seguire l’esempio di Che Guevara e a portare in Argentina la guerriglia.
Purtroppo in Italia la bibliografia di Santucho e del Partido Revolucionario de los Trabajadores è molto scarsa, per non dire inesistente; la mia indagine si è basata su testi e libri inviatomi dall’Argentina, da Santiago del Estero ( città natale dei Santucho) più alcuni testi pubblicati in Italia che trattano soprattutto del periodo di grande incertezza e trasformazioni in Argentina. Ho potuto così indagare il punto di vista storico, quello politico e quello sociale.
Ho cercato di interpretare e moderare il linguaggio politico e l’ardente passione di sinistra che colora le parole dei libri che ho letto ; il mio intento è stato quello di presentare Mario Roberto Santucho non tanto come capo politico o militare ma come un romantico idealista, nemico dell’imperialismo e amante delle libertà socio culturali.
Argentina: Cronologia
1946. Juàn Domingo Perón. Giovane ufficiale dell’esercito, vince le elezioni presidenziali con il 55% dei voti.
1947. Nasce il partito Peronista (che prenderà successivamente il nome di “Giustizialista”).
1951. Perón viene rieletto con il 64% dei voti.
1952. Muore Eva Duarte in Perón.
1955. Con l’appoggio di diverse forze politiche e della Chiesa Cattolica, il golpe militare rovescia Perón, il quale si rifugia prima in Paraguay e poi in Spagna.
1962. Golpe contro il presidente Frondizi (ex radicale).
1965. Golpe contro il presidente Arturo Ilia (radicale).
1969. Una rivolta urbana a Cordoba (Cordobazo) scuote seriamente la dittatura militare. E’ l’inizio del “68” argentino.
1970. Si diffonde nel paese la lotta di guerriglia armata dei peronisti Far e Montoneros e dei Guevaristi del PRT-ERP.
1973. In marzo il peronista Hector Càmpora viene eletto presidente del paese, a giugno Perón torna dall’esilio, e a settembre ottiene per la terza volta la Presidenza con il 62% dei voti.
1974. Il 1° maggio Perón muore e gli succede la sua terza moglie (Isabelita). Nasce l’Alleanza Anti-comunista Argentina (AAA) finanziata ed armata dal ministro Lopez Rega.
1976 – 1982. Dittatura militare, una delle più feroci con 30.000 “desaparecidos”.
1982. Sconfitta dei militari argentini durante la guerra contro la Gran bretagna per il possesso delle isole Malvine.
1983. Elezioni democratiche. Diventa presidente il radical Raul Alfonsìn. Iniziano i processi ai militari criminali.
La scelta di raccontare la vita di Mario Roberto Santucho e del Partido Revolucionario de los Trabajadores è nata nel 2001 durante un periodo scolastico di sei mesi che ho trascorso a Santiago del Estero in Argentina.
La fortuna di aver conosciuto la famiglia di Santucho, più precisamente ho parlato ed intervistato Gilda del Carmen Rodan, moglie di Francisco Santucho (fratello maggiore di Roberto), ha inciso e condizionato la mia scelta sull’argomento di tesi da trattare.
Ciò che mi ha spinto ad approfondire l’argomento è la figura di quest’uomo; affascinante e determinato, idealista e convinto delle sue idee, pronto a seguire l’esempio di Che Guevara e a portare in Argentina la guerriglia.
Purtroppo in Italia la bibliografia di Santucho e del Partido Revolucionario de los Trabajadores è molto scarsa, per non dire inesistente; la mia indagine si è basata su testi e libri inviatomi dall’Argentina, da Santiago del Estero ( città natale dei Santucho) più alcuni testi pubblicati in Italia che trattano soprattutto del periodo di grande incertezza e trasformazioni in Argentina. Ho potuto così indagare il punto di vista storico, quello politico e quello sociale.
Ho cercato di interpretare e moderare il linguaggio politico e l’ardente passione di sinistra che colora le parole dei libri che ho letto ; il mio intento è stato quello di presentare Mario Roberto Santucho non tanto come capo politico o militare ma come un romantico idealista, nemico dell’imperialismo e amante delle libertà socio culturali.
Argentina: Cronologia
1946. Juàn Domingo Perón. Giovane ufficiale dell’esercito, vince le elezioni presidenziali con il 55% dei voti.
1947. Nasce il partito Peronista (che prenderà successivamente il nome di “Giustizialista”).
1951. Perón viene rieletto con il 64% dei voti.
1952. Muore Eva Duarte in Perón.
1955. Con l’appoggio di diverse forze politiche e della Chiesa Cattolica, il golpe militare rovescia Perón, il quale si rifugia prima in Paraguay e poi in Spagna.
1962. Golpe contro il presidente Frondizi (ex radicale).
1965. Golpe contro il presidente Arturo Ilia (radicale).
1969. Una rivolta urbana a Cordoba (Cordobazo) scuote seriamente la dittatura militare. E’ l’inizio del “68” argentino.
1970. Si diffonde nel paese la lotta di guerriglia armata dei peronisti Far e Montoneros e dei Guevaristi del PRT-ERP.
1973. In marzo il peronista Hector Càmpora viene eletto presidente del paese, a giugno Perón torna dall’esilio, e a settembre ottiene per la terza volta la Presidenza con il 62% dei voti.
1974. Il 1° maggio Perón muore e gli succede la sua terza moglie (Isabelita). Nasce l’Alleanza Anti-comunista Argentina (AAA) finanziata ed armata dal ministro Lopez Rega.
1976 – 1982. Dittatura militare, una delle più feroci con 30.000 “desaparecidos”.
1982. Sconfitta dei militari argentini durante la guerra contro la Gran bretagna per il possesso delle isole Malvine.
1983. Elezioni democratiche. Diventa presidente il radical Raul Alfonsìn. Iniziano i processi ai militari criminali.
PARTIDO REVOLUCIONARIO DE LOS TRABAJADORES (PRT)
La storia del PRT ( Partido Revolucionario de los Trabajadores) proviene essenzialmente dalla partecipazione del popolo argentino, da tutti coloro che combatterono e combattono quotidianamente, da coloro che hanno dato la loro vita convinti della giustezza della sua causa: operai, impiegati, studenti, contadini ed insegnanti … una storia che appartiene a tutti loro, perché costruirono con il loro dolore e il loro entusiasmo, con i sogni e la fiducia, e perché continuano con la lotta, alimentando con le loro idee ed il loro esempio lo sforzo delle nuove generazioni di militanti che vanno formandosi.
Il PRT nasce in un confuso e complicato periodo di lotta di classe ed è per questo che la sua storia non si può scrivere con una semplice enumerazione di dati e nemmeno con un elenco di fatti che non aiuterebbero per una corretta comprensione.
Il PRT nasce in un momento critico dello sviluppo del capitalismo nel Paese: la “ Revoluciòn Libertadora”[1] del 1955 dette il colpo di grazia alla esperienza peronista, che già aveva mostrato i propri limiti, favorendo una politica economica e sociale con piani che facilitarono un processo di concentrazione monopolistica. Le più importanti espressioni di borghesia nazionale che si erano sviluppate con la politica del governo di Peron furono progressivamente integrate dai grandi monopoli internazionali. S’era conclusa in tal modo l’avventura politica con cui Perón si proponeva di realizzare una “terza posizione” fra capitalismo e comunismo e di costituire, nello stesso tempo, un blocco di alleanze sudamericane sotto l’egida argentina in alternativa a quella degli USA.
All’indomani di quella che venne chiamata la “Revolución Libertadora”, il potere era passato ai militari, dapprima nelle mani del generale Eduardo Lonardi e poi, da novembre, in quelle del generale Pedro Eugenio Aramburu, capo di Stato maggiore dell’esercito, il quale si dichiarò contrario a qualsiasi genere di conciliazione con i peronisti.
[1]
Il 6 settembre del 1955, le Forze Armate, sotto il comando di Eduardo
Lonardi, generale di orientamento nazionalista e di profonda devozione
cattolica, rovesciarono Perón e stabilirono la cosiddetta Rivolución
Libertadora.
Nel
1958, con elezioni libere, venne eletto il radicale Arturo Frondizzi il
quale tentò una linea di politica economica che cercava di rispondere
alle esigenze della piccola e media borghesia, sfavorendo le grandi
associazioni che gradualmente controllavano gli aspetti fondamentali
dell’apparato produttivo del paese e del sistema finanziario. Pur
beneficiando delle opportunità offerte dal sistema di Bretton Woods,
l’Argentina non liberalizzò gli scambi, e mantenne invece in vita, una
barriera di dazi all’importazione. L’obbiettivo principale rimase
infatti quello di creare un’industria nazionale che producesse gran
parte dei beni destinati ai consumi della propria popolazione. In questo
breve periodo costituzionale, il governo radicale (UCR del pueblo
1958-1963 presieduto da Arturo Frondizzi e poi 1963-1966 presieduto da
Umberto Illia) cercò di impostare una strategia economica e politica che
potesse rispondere alle esigenze della piccola borghesia, danneggiando
di fatto quei gruppi borghesi che gradualmente andavano controllando gli
aspetti fondamentali dell’apparato produttivo del paese e del sistema
finanziario. La crisi capitalista si acutizzò ed il malcontento popolare
era sempre più visibile; la politica economica del governo non era
servita a far guadagnare consensi ad Illia e tutto terminò con il golpe
militare di Juan Carlos Onganía (giugno 1966) che riuscì nell’impresa
grazie al sostegno della burocrazia sindacale peronista e allo stesso
Perón.
La carenza di rappresentanza politica dei nuovi settori sociali, che erano nati con lo sviluppo capitalista, fu riempita da nuove organizzazioni e gruppi di differente matrice; tra questi nuovi “ soggetti politici” incontriamo coloro che furono i fondatori del Partido Revolucionario de los Trabajadores.
Le due correnti politiche che confluirono e dettero origine al PRT furono: El Frente Revolucionario Indoamericano Popular ( FRIP) y Palabra Obrera ( PO)[1].
Il FRIP, politicamente eterogeneo, era composto da studenti, intellettuali della piccola borghesia e lavoratori del NordEst argentino ( principalmente di Tucuman e Santiago del Estero). La maggior parte dei suoi sostenitori provenivano da correnti nazionaliste antimperialiste e, in determinati casi, coincidevano con il peronismo, gradualmente furono influenzati dal marxismo, motivati dall’aspirazione di trovare una spiegazione ed una soluzione alla crisi argentina.
Un riferimento importante per il gruppo di giovani del FRIP fu la Rivoluzione Cubana. I settori del nazionalismo antimperialista del FRIP credettero di trovare nella esperienza cubana la LORO rivoluzione, “patriottica”, “Americana”, contro l’imperialismo. La Repubblica socialista di Cuba, proclamata il 1 maggio del 1961, non era tuttavia una dittatura che ricalcasse il modello sovietico. Quella dei Barbutos era stata una rivoluzione nazionale e popolare, con un alone romantico.
La carenza di rappresentanza politica dei nuovi settori sociali, che erano nati con lo sviluppo capitalista, fu riempita da nuove organizzazioni e gruppi di differente matrice; tra questi nuovi “ soggetti politici” incontriamo coloro che furono i fondatori del Partido Revolucionario de los Trabajadores.
Le due correnti politiche che confluirono e dettero origine al PRT furono: El Frente Revolucionario Indoamericano Popular ( FRIP) y Palabra Obrera ( PO)[1].
Il FRIP, politicamente eterogeneo, era composto da studenti, intellettuali della piccola borghesia e lavoratori del NordEst argentino ( principalmente di Tucuman e Santiago del Estero). La maggior parte dei suoi sostenitori provenivano da correnti nazionaliste antimperialiste e, in determinati casi, coincidevano con il peronismo, gradualmente furono influenzati dal marxismo, motivati dall’aspirazione di trovare una spiegazione ed una soluzione alla crisi argentina.
Un riferimento importante per il gruppo di giovani del FRIP fu la Rivoluzione Cubana. I settori del nazionalismo antimperialista del FRIP credettero di trovare nella esperienza cubana la LORO rivoluzione, “patriottica”, “Americana”, contro l’imperialismo. La Repubblica socialista di Cuba, proclamata il 1 maggio del 1961, non era tuttavia una dittatura che ricalcasse il modello sovietico. Quella dei Barbutos era stata una rivoluzione nazionale e popolare, con un alone romantico.
Mario
Roberto Santucho giocò un ruolo fondamentale nella lotta ideologica
all’interno del FRIP: nel 1961 si recò a Cuba dove, per due mesi, visse
importanti e significativi momenti formativi per ciò che concerne le
prime definizioni politiche di socialismo e lo sforzo popolare per la
costruzione di una nuova società; al suo ritorno, partecipò attivamente
ai lavori del FRIP che cominciava ad organizzarsi dopo un lungo periodo
di formazione.
“Desde su primiera relacion directa con la revolucion cubana y con el Che, con la decision de luchar por la revolucion socialista en Argentina, se lanzò con firmeza a desarrollar las condiciones basicas para esa impresa. Rendente a incorporarse al PC a quien criticaba por su falta de vocacion de poder y de confidenza en la capacidad revolucionaria de las masas, se apoya en el naciente FRIP para avanzar hacia la construccion de un partido revolucionario, esforzandose por comprender a fondo los principios del partido leninista”.[1]
Palabra Obrera era uno dei tanti gruppi trotzkisti che esistevano nel paese dagli anni ’50, risultato di successive divisioni e ramificazioni del partito comunista argentino.
La collaborazione fra il FRIP e PO cominciò durante le proteste degli operai e lavoratori che affrontavano la crisi dell’industria dello zucchero negli anni 1961-1962, la vittoria della rinascita della “ Federación Obrera de Trabajadores del Azucar” ( F.O.T.I.A) costituì la prima esperienza di sindacalismo della giovane storia argentina.
Nonostante le profonde differenze che segnarono i primi passi di questo nuovo progetto politico, le due organizzazioni avanzarono verso un processo di fusione che si concretizzò il 25 di maggio del 1965 dando origine al PRT. Tutti erano d’accordo sulla necessità di un partito rivoluzionario di classe operaia: i rappresentanti del FRIP parlavano di una organizzazione rivoluzionaria degli operai, mentre PO sosteneva che si doveva costruire un partito degli operai che desse origine e si sviluppasse nei sindacati.
“Desde su primiera relacion directa con la revolucion cubana y con el Che, con la decision de luchar por la revolucion socialista en Argentina, se lanzò con firmeza a desarrollar las condiciones basicas para esa impresa. Rendente a incorporarse al PC a quien criticaba por su falta de vocacion de poder y de confidenza en la capacidad revolucionaria de las masas, se apoya en el naciente FRIP para avanzar hacia la construccion de un partido revolucionario, esforzandose por comprender a fondo los principios del partido leninista”.[1]
Palabra Obrera era uno dei tanti gruppi trotzkisti che esistevano nel paese dagli anni ’50, risultato di successive divisioni e ramificazioni del partito comunista argentino.
La collaborazione fra il FRIP e PO cominciò durante le proteste degli operai e lavoratori che affrontavano la crisi dell’industria dello zucchero negli anni 1961-1962, la vittoria della rinascita della “ Federación Obrera de Trabajadores del Azucar” ( F.O.T.I.A) costituì la prima esperienza di sindacalismo della giovane storia argentina.
Nonostante le profonde differenze che segnarono i primi passi di questo nuovo progetto politico, le due organizzazioni avanzarono verso un processo di fusione che si concretizzò il 25 di maggio del 1965 dando origine al PRT. Tutti erano d’accordo sulla necessità di un partito rivoluzionario di classe operaia: i rappresentanti del FRIP parlavano di una organizzazione rivoluzionaria degli operai, mentre PO sosteneva che si doveva costruire un partito degli operai che desse origine e si sviluppasse nei sindacati.
Altro punto di frizione era quello della “lucha armada”[2]. All’interno di PO esistevano due correnti di pensiero differente: Angel Bengoechea voleva preparare “ las fuerzas armadas de la revolución nacional” e cominciare subito gli attacchi nel nord tucumano dando origine ad un primo fronte guerrigliero, cercando così di riprodurre l’esperienza della rivoluzione cubana. Al contrario, Nahuel Moreno, massimo dirigente di PO, ruppe con la corrente di Bengoechea che aveva cominciato ad influenzare gli ambienti operai tucumani, deluso per la proposta di una lotta rivendicativa senza prospettive.
Anche Mario Roberto Santucho si oppose fermamente ai focolai rivoluzionari che richiedevano il ricorso alla lotta armata, presentò con vigore e determinazione la sua idea secondo la quale la necessità fondamentale era quella di costruire un partito rivoluzionario, svilupparlo dentro “la massa”, e dopo, con la sua partecipazione, iniziare una lotta armata.
La fondazione del PRT da parte di un gruppo di giovani coscienti della necessità di un partito per la rivoluzione significò un salto di qualità nel panorama politico argentino. Dovranno passare vari anni prima che il PRT cominci ad incidere nella lotta di classe e nel sistema politico in generale; quando nacque, non si trattava di una organizzazione marxista-leninista, viste le profonde divergenze ideologiche che convivevano al suo interno. La nascita di un partito infatti è l’espressione di una lotta di classe che si alimenta e si sviluppa grazie alla sua stessa forza. La classe operaia argentina e gli altri settori popolari avevano una grande esperienza nel campo della lotta rivendicativa e politica, però l’obbiettivo di contendere il potere alla borghesia era nuovo: la vita di un partito non è solo opera dei suoi dirigenti, è il risultato della iterazione del partito con la classe operaia, con gli altri settori e classi sociali; i suoi dirigenti non sono di più che l’espressione ed il prodotto del collettivo.
[1] Già dal suo primo contatto con la rivoluzione cubana e con lo stesso Che, con la convinzione di lottare per la rivoluzione socialista in Argentina, si impegnò con tenacia per la realizzazione delle condizioni necessarie per quest’impresa. Restio ad unirsi al PC cui criticava la scarsa vocazione per il potere e la fiducia nella capacità rivoluzionaria della massa, si unisce al nascente FRIP per contribuire alla costruzione di un partito rivoluzionario, cercando di comprendere a fondo i principi del partito leninista. (“Santucho su legado rivoluzionario”, en El Combatiente N° 356, año XXI, Julio 1988).
[2] http://www.prt.5u.com/El%20_Combatiente_PRT.htm
P.R.T:
il I congresso del PRT si tenne il 25 maggio del 1965: fu scelto un
sistema proporzionale per l’elezione del Comitè Central composto da
militanti provenienti da entrambe le formazioni politiche, FRIP e
Palabra Obrera. Come risultato di questo sistema, la prima Dirección
Nacional fu costituita per ampia maggioranza da membri provenienti da
Palabra Obrera.
Il governo militare che si installò nel 1966, presieduto da Juan Carlos Onganía, si impegnò a sviluppare un progetto di monopoli transnazionali con una politica repressiva di tale ampiezza da togliere qualsiasi possibilità legale di opposizione: erano stati sciolti e resi illegali tutti i partiti politici, gli intellettuali erano stati colpiti e zittiti, la classe operaia e quella rurale erano state duramente represse. Durante la “Rivoluzione Argentina” di Onganía viene imposta la censura ai mezzi di comunicazione e viene attuata una persecuzione ideologica all’interno del sistema educativo (la notte dei lunghi bastoni)[1]. Tramite questo forte controllo si vuole raggiungere la stabilità sociale necessaria per concludere il riassetto dell’economia, secondo le regole del libero mercato. Il proletariato della piccola e grande industria e quelli dei servizi economici strategici furono i più recettivi alle proposte che presentava il PRT.
La politica di Onganía aveva ancor più aggravato la critica situazione dell’industria dello zucchero di Tucuman, dove il processo di concentrazione del potere in mano a pochi portò alla chiusura di numerose attività legate allo zucchero, causando disoccupazione e miseria. L’esperienza guerrigliera del Che in Bolivia e la sua morte nel 1967 avevano scosso profondamente l’america latina ed i suoi rivoluzionari; la corrente leninista del PRT cominciò a rivendicare l’esigenza di una lucha armada, Nahuel Moreno, massimo dirigente di PO, criticò duramente la proposta e la definì “ disperazione di settori piccoli-borghesi”.
Durante il IV congresso del 1968 si discusse animatamente, sfiorando molte volte la crisi, intorno al tema della lucha armada come via per raggiungere il potere. Mario Roberto Santucho presentò un documento nel quale la teorizzava e insisteva affinché si cominciassero i preparativi per metterla in atto. In questo periodo fece la sua comparsa il giornale “ El Combatiente”, importantissimo mezzo di propaganda ed informazione politica sotto la direzione del PRT.
“Para desarrollar correctamante el proceso revolucionario y garantizar el éxito de la revolución proletaria es indispensable la existancia del Partido Revolucionario. Asì lo demuestra toda la histaria de las revoluciones socialistas triunfantes.
En ella la existencia del Partido fue el factor fundamental de la victoria, garantía de una dirección justa y firme.
Que es entonce el partido revolucionario? [...]
Este partido revolucionario deberá estar formado por profesionales de la revolución, es decir, por hombre y mujer que hagan de la actividad revolucionaria lo màs importante de su vida, que le entreguen a la revolución todos sus esfuerzos, todas las horas de su vida y la vida misma. [...]
Los miembros del partido son los elementos màs cocientes y sacrificados de su pueblo, la vanguardia de la clase obrera, lo que no significa que sean pocos, sino que deben ser de la mejor calidad, firmes y dcididos, capeces de llevar a cabo con la mayor eficiencia las tareas màs dificiles. Es decir, seran cuadros revolucionarios. [...]
El partido revolucionario se rige en su funcionamiento por el centralismo democrático. El centralismo democrático consiste en que todos los miembros tienen derecho a partecipar libremente en la discusión de la linea politica del Prtido y a elegir a sus autoridades, pero una vez decidida la politica a seguir de acuerdo a la decisión mayoritaria, todos los integrantes de la organización llevan fielmente a la practica las decisiones votadas, independientemente de si están o no de acuerdo con las mismas.
Es decir, la maxima democracia en la discusión y la maxima unidad en la acción.”[2]
Il popolo, insieme ai settori studenteschi e ad un’ampia parte della società civile, fu protagonista di importanti insurrezioni popolari nella principali città del paese durante gli anni 1969/1970 ( el Cordobazo, el Mendozazo, etc)[3]. La repressione della dittatura aveva apparentemente indebolito e costretto ad un ripiego i settori popolari; ma le forze rivoluzionarie si riunirono e si organizzarono esplodendo violentemente contro le forze di polizia locali tanto da costringere Onganía ad inviare l’esercito per reprimere vere e proprie guerriglie civili.
Questa fu una tappa segnata da grande confusione, costellata di notevoli scontri di classe; fu il periodo della nascita delle “Fuerzas Armadas Peronistas “( FAP), de “ Las Fuerzas Armadas Revolucionaria” ( FAR), de “ Las Fuerzas Armadas de Liberacion” (FAL), durante il IV congresso Santucho fu nominato responsabile del settore militare del partito.
Nel gennaio del 1969 una gruppo militare assaltò una banca e rubò un’ingente somma di denaro; questo costituì la prima azione importante prima della nascita ufficiale dell’ ERP, la cui creazione come forza armata militare sotto il controllo politico del PRT fu sancita ed ufficializzata durante il V congresso dell’ottobre 1969. L’idea di creare un “ Ejercito Revoluccionario del Pueblo “ (ERP)[4] nacque dall’esigenza e dall’obbiettivo di creare un esercito popolare composto da tutte le classi sociali e politiche antimperialiste che, insieme e sotto la direzione politica del PRT, potessero raggiungere ed instaurare una democrazia popolare antimperialista, come tappa di avvicinamento e fase di transizione verso il socialismo: ciò significava grandi trasformazioni nell’attuale struttura economica e politica.
Il governo militare che si installò nel 1966, presieduto da Juan Carlos Onganía, si impegnò a sviluppare un progetto di monopoli transnazionali con una politica repressiva di tale ampiezza da togliere qualsiasi possibilità legale di opposizione: erano stati sciolti e resi illegali tutti i partiti politici, gli intellettuali erano stati colpiti e zittiti, la classe operaia e quella rurale erano state duramente represse. Durante la “Rivoluzione Argentina” di Onganía viene imposta la censura ai mezzi di comunicazione e viene attuata una persecuzione ideologica all’interno del sistema educativo (la notte dei lunghi bastoni)[1]. Tramite questo forte controllo si vuole raggiungere la stabilità sociale necessaria per concludere il riassetto dell’economia, secondo le regole del libero mercato. Il proletariato della piccola e grande industria e quelli dei servizi economici strategici furono i più recettivi alle proposte che presentava il PRT.
La politica di Onganía aveva ancor più aggravato la critica situazione dell’industria dello zucchero di Tucuman, dove il processo di concentrazione del potere in mano a pochi portò alla chiusura di numerose attività legate allo zucchero, causando disoccupazione e miseria. L’esperienza guerrigliera del Che in Bolivia e la sua morte nel 1967 avevano scosso profondamente l’america latina ed i suoi rivoluzionari; la corrente leninista del PRT cominciò a rivendicare l’esigenza di una lucha armada, Nahuel Moreno, massimo dirigente di PO, criticò duramente la proposta e la definì “ disperazione di settori piccoli-borghesi”.
Durante il IV congresso del 1968 si discusse animatamente, sfiorando molte volte la crisi, intorno al tema della lucha armada come via per raggiungere il potere. Mario Roberto Santucho presentò un documento nel quale la teorizzava e insisteva affinché si cominciassero i preparativi per metterla in atto. In questo periodo fece la sua comparsa il giornale “ El Combatiente”, importantissimo mezzo di propaganda ed informazione politica sotto la direzione del PRT.
“Para desarrollar correctamante el proceso revolucionario y garantizar el éxito de la revolución proletaria es indispensable la existancia del Partido Revolucionario. Asì lo demuestra toda la histaria de las revoluciones socialistas triunfantes.
En ella la existencia del Partido fue el factor fundamental de la victoria, garantía de una dirección justa y firme.
Que es entonce el partido revolucionario? [...]
Este partido revolucionario deberá estar formado por profesionales de la revolución, es decir, por hombre y mujer que hagan de la actividad revolucionaria lo màs importante de su vida, que le entreguen a la revolución todos sus esfuerzos, todas las horas de su vida y la vida misma. [...]
Los miembros del partido son los elementos màs cocientes y sacrificados de su pueblo, la vanguardia de la clase obrera, lo que no significa que sean pocos, sino que deben ser de la mejor calidad, firmes y dcididos, capeces de llevar a cabo con la mayor eficiencia las tareas màs dificiles. Es decir, seran cuadros revolucionarios. [...]
El partido revolucionario se rige en su funcionamiento por el centralismo democrático. El centralismo democrático consiste en que todos los miembros tienen derecho a partecipar libremente en la discusión de la linea politica del Prtido y a elegir a sus autoridades, pero una vez decidida la politica a seguir de acuerdo a la decisión mayoritaria, todos los integrantes de la organización llevan fielmente a la practica las decisiones votadas, independientemente de si están o no de acuerdo con las mismas.
Es decir, la maxima democracia en la discusión y la maxima unidad en la acción.”[2]
Il popolo, insieme ai settori studenteschi e ad un’ampia parte della società civile, fu protagonista di importanti insurrezioni popolari nella principali città del paese durante gli anni 1969/1970 ( el Cordobazo, el Mendozazo, etc)[3]. La repressione della dittatura aveva apparentemente indebolito e costretto ad un ripiego i settori popolari; ma le forze rivoluzionarie si riunirono e si organizzarono esplodendo violentemente contro le forze di polizia locali tanto da costringere Onganía ad inviare l’esercito per reprimere vere e proprie guerriglie civili.
Questa fu una tappa segnata da grande confusione, costellata di notevoli scontri di classe; fu il periodo della nascita delle “Fuerzas Armadas Peronistas “( FAP), de “ Las Fuerzas Armadas Revolucionaria” ( FAR), de “ Las Fuerzas Armadas de Liberacion” (FAL), durante il IV congresso Santucho fu nominato responsabile del settore militare del partito.
Nel gennaio del 1969 una gruppo militare assaltò una banca e rubò un’ingente somma di denaro; questo costituì la prima azione importante prima della nascita ufficiale dell’ ERP, la cui creazione come forza armata militare sotto il controllo politico del PRT fu sancita ed ufficializzata durante il V congresso dell’ottobre 1969. L’idea di creare un “ Ejercito Revoluccionario del Pueblo “ (ERP)[4] nacque dall’esigenza e dall’obbiettivo di creare un esercito popolare composto da tutte le classi sociali e politiche antimperialiste che, insieme e sotto la direzione politica del PRT, potessero raggiungere ed instaurare una democrazia popolare antimperialista, come tappa di avvicinamento e fase di transizione verso il socialismo: ciò significava grandi trasformazioni nell’attuale struttura economica e politica.
[1] In seguito alla Rivoluzione Argentina vengono sciolte le organizzazioni politiche e sindacali, viene imposta la censura ai mezzi di informazione e instaurata una persecuzione ideologica all’interno del sistema educativo. Il 29 luglio del 1966 la polizia federale argentina sgomberò con la forza cinque facoltà universitarie della città di Buenos Aires che erano state occupate dagli studenti e dagli insegnanti per protestare contro il governo militare e la sua repressione.[2] Per portare avanti correttamente il processo rivoluzionario e garantire l’esito della rivoluzione proletaria è indispensabile l’esistenza del Partito Rivoluzionario. Così lo dimostra la storia delle rivoluzioni socialiste che si sono affermate positivamente. In quelle rivoluzioni l’esistenza del partito fu il fattore fondamentale per la vittoria, garanzia di un’azione ferma e giusta. […]
Questo partito rivoluzionario dovrà essere formato da professionisti della rivoluzione, ossia, da uomini e donne che facciano della causa rivoluzionaria la cosa più importante della loro vita, che dedichino alla rivoluzione ogni loro sforzo, tutte le ore della loro vita e la vita stessa. […]
I membri del partito sono i più coscienti e sacrificati del popolo, l’avanguardia della classe operaia, ma ciò non significa che siano pochi, ma che devono essere i migliori, fermi e determinati capaci di portare a termine in modo efficiente i compiti più difficili. Cioè, saranno “quadri” della rivoluzione. […]
Il Partito Rivoluzionario si fonde sul centralismo democratico. Il centralismo democratico consiste nel fatto che tutti i membri abbiano il diritto di partecipare liberamente nelle discussioni per quanto concerne la linea politica del Partito e ad eleggere i suoi rappresentanti, però una volta raggiunta la maggioranza per quanto riguarda le scelte politiche da seguire, tutti i membri dell’organizzazione dovranno collaborare fedelmente alle decisioni votate, indipendentemente dal fatto che siano o no d’accordo con la stessa.
Cioè, la massima democrazia nella discussione e la massima unità nell’azione.
El Combatiente n°173- 2 julio 1975[3] Si conosce come Cordobazo una importante insurrezione popolare avvenuta a Cordoba il 29 maggio del 1969. Già dai primi giorni di maggio si susseguivano scioperi e assemblee sindacali; protestavano contro il governo di Onganía e le sue politiche repressive, condannavano la nuova “ ley de represión del comunismo” ed i rastrellamenti, fatti dai militari, di oppositori politici e sindacalisti. Il 29 maggio ci fu la prima vittima della repressione militare, la violenta reazione della popolazione scatenò una guerriglia urbana ferocissima che costrinse la polizia a lasciare la città nelle mani dei rivoltosi. Il governo Onganía decise di intervenire con l’esercito, il mattino seguente l’ordine fu ristabilito…Il Mendozazo: così viene chiamata la rivolta popolare del 4 aprile del 1972 successa a Mendoza: stanchi della miseria e della fame, i lavoratori mendocinos chiedevano un aumento di salario; la risposta del governo Lanusse fu un aumento della tassa sull’elettricità. La reazione popolare fu violenta ed improvvisa, morirono molte persone, foruno incendiate centinaia di auto e distrutti moltissimi negozi., i feriti e gli arresti furono tantissimi.
[4] Julio Santucho, Los ultimos Guevaristas, 2004, Byblos, Buenos Aires
Filippo Mariani
(continua)
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