Hanno partecipato alle due serate coi proff. Coppola, D'Ambra, Lupis e Martini: due studenti del Liceo Majorana, Francesco Iriti (Liceo Giusti), Mirko Borgazzi, Marin Gaina (ITIS Grassi), Dario Ameglio, Roberto Antonetto, Federico Garino, Daniele Grillo, Francesco Iriti, Alberto Zanello (Università degli Studi e Politecnico) .
Mercoledì 20.01.10 c/o Fratelli Marx
Un film di Guy Ritchie. Con Robert Downey Jr., Jude Law, Rachel McAdams, Mark Strong, Kelly Reilly, Hans Matheson, Eddie Marsan, James Fox, Bronagh Gallagher, Robert Stone, William Hope, Robert Maillet, William Houston, David Garrick, Terry Taplin, Geraldine James, James A. Stephens, Joe Egan
Azione, Ratings: Kids+13, durata 128 min. - USA, Gran Bretagna, Australia 2009. - Warner Bros Italia
Ritorno alle origini del personaggio di Conan Doyle per un plot originale in salsa action e steampunk
di Marianna Cappi
Sul finire dell'Ottocento, Londra è una città affascinante e pericolosa. Le novità tecnologiche attirano i cittadini più curiosi, ma il richiamo per l'occulto e il soprannaturale è altrettanto forte. Quando Sherlock Holmes e il fido dottor Watson consegnano l'assassino di giovani donne Lord Blackwood alla giustizia e, dopo aver assistito all'esecuzione capitale, assistono non di meno alla sua apparente resurrezione, Holmes è felice di potersi finalmente interessare di qualcosa alla sua portata. Tanto più che si è ripresentata a lui la bella Irene Adler, chiedendo il ritrovamento di un uomo che si scoprirà interrato nella bara di Blackwood. I casi si intrecciano, si aggrovigliano, sporcano gli abiti di fumo e di avventura.
Guy Ritchie punta su un indirizzo ambizioso: 221B, Baker Street. Lente d'ingrandimento alla mano, smette di farsi sedurre dall'eccentricità per accumulazione (i tanti personaggi delle pellicole precedenti) e la trova, purissima, per “concentrazione” nella figura di Sherlock Holmes, così come fece capolino inizialmente sulle pagine di Conan Doyle, prima di rifarsi trucco e parrucco in seguito alle ingerenze dei lettori, della storia, della leggenda e del cinema stesso. Un uomo di straordinario acume e ugual passione per l'azione, ordinato mentalmente come nessun altro (se n'è fatto un “metodo”), che vive da bohemien nel disordine dei ritagli di giornale (la cronaca scandalistica), della polvere (bianca?) e dell'assenza di regolari abitudini, scazzottando alla bisogna a mani nude. Questo ritorno alle origini del personaggio –benché poi la sceneggiatura segua un plot originale- è una prima evidenza a favore del lavoro di Ritchie.
Seconda, ma intimamente connessa, viene la scelta degli interpreti: il nuovo Holmes emerge, coerente e vigoroso, dalla zona di intersezione e sovrapposizione tra le caratteristiche romanzesche del detective di Conan Doyle e quelle reali e “biofilmografiche” di Robert Downey Jr., talento istrionico, uomo intelligente e contraddittorio, paladino iron(ico), non privo di invadenti fantasmi e noti (alle cronache) trascorsi. Al suo fianco, Jude Law è un dottor Watson con personalità, un passo indietro in quanto a genialità e spavalderia ma complice sincero, coinquilino avvenente, braccio (destro) e spalla (fuori e dentro la finzione) che valgono bene una scenata di gelosia, un tocco di isterismo, una manciata di voluta ambiguità. Rachel Mc Adams, infine, è “la donna”, furba e traditrice, unica fonte femminile di interesse per il nostro, in quanto caso irrisolvibile, abitante di quel territorio del diavolo - la criminalità elegante e scaltra - con cui il protagonista flirta tanto piacevolmente. Ma uno più uno, questa volta, non fa un due pieno.
Qualche spacconeria di sceneggiatura, non poche lungaggini, dialoghi che promettono ma non conquistano, fermano lo spettatore dal fregarsi le mani e gli lasciano sul viso un sorrisetto sarcastico. Alla Holmes.
Venerdì 22.01.10 ore 18 c/o Pathé in 3D
Un film di James Cameron. Con Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Stephen Lang, Michelle Rodriguez, Giovanni Ribisi, Joel Moore, CCH Pounder, Wes Studi, Laz Alonso, Peter Mensah, Matt Gerald, Scott Lawrence, Sean Moran, Dileep Rao, Julene Renee, Jacob Tomuri, Noli McCool, Peter Dillon, Kevin Dorman, Dean Knowsley, Sean Anthony Moran, Amy Clover, Sean Patrick Murphy, James Pitt
Fantascienza, Ratings: Kids+13, durata 162 min. - USA, Gran Bretagna 2009. - 20th Century Fox
James Cameron si conferma un regista capace di fondere spettacolarità e messaggio
di Giancarlo Zappoli
Jake Sully è un marine costretto su una sedia a rotelle che accetta di trasferirsi sul pianeta Pandora (distante 44 anni luce dalla Terra) in sostituzione del fratello morto. Costui era uno scienziato la cui missione era quella di esplorare il pianeta mediante un avatar. Essendo l'atmosfera del pianeta tossica per gli umani sono stati creati degli esseri simili in tutto e per tutto ai nativi che possono essere ?guidati' dall'umano che si trova al sicuro dentro la base. Pandora però non è solo un luogo da studiare. È soprattutto un enorme giacimento di un minerale prezioso per la Terra su cui la catastrofe ecologica ha ridotto a zero le fonti di energia. Uomini d'affari avidi e militari si trovano così uniti nel tentativo di spoliazione del pianeta. C'è però un problema: gli indigeni Na'vi non hanno alcuna intenzione di farsi colonizzare. Il compito iniziale dell'avatar di Jake sarà quello di conoscerne usi e costumi e di farsi accettare all'interno delle loro comunità. Sarà così in grado di riferire se sia possibile sottometterli. Jake conosce così Neytiri, una guerriera Na'vi figlia del capo tribù. Da lei impara a divenire un guerriero molto diverso dal marine che è stato e se ne innamora ricambiato. Da quel momento la sua visione dell'impresa cambia.
James Cameron è tornato e, ancora una volta, ha lanciato la sua sfida molto personale al mondo del cinema. Così come in Titanic, snobbato a torto dalla critica più vetero-conservatrice, anche in Avatar decide di basare l'impresa su una sceneggiatura che a un primo sguardo non può non apparire decisamente semplice (anche se chi ha fatto facili e ironici riferimenti a Pocahontas ha dimenticato che la giovane indiana d'America visse, nella sua storia d'amore con John Rolfe, il percorso esattamente opposto a quello qui narrato).
Cameron si rivela, proprio grazie agli stereotipi narrativi di cui fa ampio uso, un vero autore. Potrebbe sembrare un ossimoro ma non è così. Perché pesca citazioni a piene mani dalla storia del cinema (non rinunciando, ad esempio, a citarsi richiamando in servizio la Sigourney Weaver, un tempo Ripley, offrendole un'entrata in scena provocatoria con sigaretta accesa o attingendo per il personaggio di Tsu'tey al Vento nei Capelli di Balla coi lupi) ma riesce a trasferirle nelle proprie ossessioni narrative. Che sono quelle (tanto per citarne solo alcune) della scoperta di ?Nuovimondi' da Abyss al già citato Titanic o del cosa significhi sentirsi alieno e sul cosa accade quando la prospettiva si rovescia.
Ma è soprattutto il mistero delle dinamiche organiche naturali e del loro rapporto con la Scienza e con i suoi prodotti (siano essi macchine come in Terminator o corpi che sono al contempo un sé e un ?altro da sé' come gli avatar) che lo affascina. Non facendogli però dimenticare che al pubblico (anche al più vasto, indispensabile per riassorbire gli enormi capitali investiti e trarre un profitto) non è sufficiente offrire la tecnologia più avanzata (che qui non manca). Non basta ?stupirlo'.
Anche se nel modo più accessibile è fondamentale suscitare un pensiero. In Titanic ci si immergeva alla ricerca di un tesoro e se ne riportava invece una traccia di memoria (il ritratto) che spingeva poi lo spettatore a interrogarsi su una nave che diveniva, senza superflue sottolineature, il simbolo della divisione in classi di una società. In Avatar, pensato 15 anni fa ma realizzato negli ultimi 4, la recente lezione della guerra in Iraq lascia le sue tracce profonde. Ancor più del discorso ecologico che sottende tutto il film (con la sua visione di un'energia panica da rispettare) è quello sulla facile etichettatura di nemici applicabile a coloro che posseggono le fonti energetiche che abbisognano ai più forti che maggiormente segna la narrazione. È storia di sempre, si dirà, già vista (al cinema) e sentita. Ma ci vogliono registi capaci di osare, consapevoli che tutte le storie sono già state narrate ma che alcune meritano di essere ribadite con tutta la forza della spettacolarità che è possibile mettere in campo.
Avatar non sarà il film che rivoluzionerà la storia del cinema ma Cameron merita rispetto e ammirazione. Sa perché e su quali temi rischiare, in un'epoca in cui la grande maggioranza cerca l'incasso sicuro. Onore al merito.
(da mymovies)
una nostra recensione:
http://quintilianograssi.blogspot.com/2010/01/avatar-secondo-noi.html
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