PROSSIMI APPUNTAMENTI e INFO

29.10.08

Giovedì 29 ottobre c/o Cinema Greenwich Village ore 20.10

Presenti col prof. Dario Coppola: Elena Crolle, Claudia Schettini e Alberto Zanello (liceo Alfieri)

Wall-e è l'ultimo robot rimasto sulla terra dopo che gli umani l'hanno abbandonata perchè invasa dai rifiuti. Si sono dimenticati di spegnerlo e lui da 700 anni continua a fare quello per cui è stato costruito: comprimere e ammassare rifiuti. Non parla ma si fa capire molto bene a gesti e attraverso una gamma di suoni espressivi come faceva R2-D2 di Guerre Stellari. È un robot animato come un animale antropomorfo, un piccolo Charlot: operaio alienato che sogna un domani migliore guardando il cielo stellato. E quando dal cielo questo domani migliore arriva sotto forma di un altro robot, Eve, più moderno e programmato per cercare vita sulla Terra, Wall-e lo insegue sull'astronave madre. Lì, sempre come il vagabondo di Chaplin, sarà un portatore sano e inconsapevole di caos e anarchia assieme agli altri "devianti" della società cioè i robot difettosi, l'equivalente di quella famiglia di freak che erano i pesci da acquario con cui aveva a che fare Nemo.Andrew Stanton torna a raccontare "un'odissea d'amore" dopo quello straordinario road movie acquatico che è stato Alla Ricerca di Nemo e lo fa sostituendo alla vastità dell'oceano la profondità dello spazio e alla forma del film on the road quella del cinema di fantascienza distopico. Ma Wall-e non è la solita celebrazione della riappropriazione da parte dell'uomo della sua umanità in un futuro dove la tecnologia ha vinto sullo spirito, al contrario è un film capace di commuovere anche solo con un abbraccio, che afferma la bellezza e il romanticismo della tecnologia attraverso alcune delle scene più semplici e disarmanti che il cinema abbia mai offerto.Wall-e dunque è prima di tutto uno dei più rivoluzionari film di fantascienza mai visti (realizzato con un unico gigantesco punto di riferimento: 2001: Odissea nello spazio) nel quale il mondo delle macchine è a tutti gli effetti centrale. I robot non sono solo l'entità da combattere ma una società a sé: hanno una loro vita, loro sentimenti e valori propri (come il concetto di "direttiva"), i protagonisti di una trama autonoma rispetto a quella che coinvolge gli umani. Wall-e e Eve non combattono per salvare la razza umana, quello accade incidentalmente e secondariamente, combattono a fianco di altri robot buoni contro i robot cattivi prima di tutto per salvare se stessi e il loro amore, degli umani non gli importa.Il nono lungometraggio della Pixar è l'ennesimo annuale capolavoro capace di cambiare definitivamente il modo in cui viene imitata la macchina da presa e le sue lenti nell'animazione computerizzata e come al solito ci mette di fronte al miglior cinema immaginabile oggi.Un film che afferma con una forza che mai avevamo visto nei lungometraggi della società di Lasseter l'importanza e la centralità del racconto audiovisivo (e quindi del cinema) nel modo in cui conosciamo la realtà. Tutti i momenti chiave del film sono mediati dalla visione di un video (sia reale che di finzione): dalla conversione del capitano della nave, all'educazione sentimentale di Wall-e (attraverso la visione ripetuta di Hello, Dolly! di Gene Kelly), dalla scoperta dell'amore per Eve (in uno stupendo flashback visto in prima persona su monitor), fino all'inganno del capitano nei confronti del computer della nave (perpetrato con alcuni tipici trucchi cinematografici).




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PROSSIMAMENTE
Il Professor Mondrian Kilroy non era amato dai suoi colleghi all'Università ma molto apprezzato invece dagli studenti. Di lui era rimasta famosa la da lui denominata Lezione 21 in cui smontava il mito della Nona di Beethoven con particolare riferimento all'Inno alla Gioia. Sono gli studenti stessi ad avere perpetuato la memoria di quella particolare lezione. Il 7 maggio 1824 si teneva a Vienna la prima esecuzione pubblica della Nona diretta da un ormai sordo ed esacerbato Beethoven in cerca di quel riconoscimento che sembrava essere scomparso per sempre. Nell'inverno di quello stesso anno venne trovato in un lago ghiacciato nei pressi di Vienna il cadavere di un violinista morto di assideramento mentre suonava. La sua mano stringeva con tale forza il manico dello strumento che non fu possibile staccarlo. Il professor Kilroty aveva una studentessa prediletta, Martha. Lei sa dove lui vive e può fargli concludere la lezione 21. Alessandro Baricco regista. Una novità assoluta per tutti ma forse non per chi nei sui romanzi aveva già avvertito l'urgenza della parola di farsi immagine. In questo caso non c'è un libro alle spalle ma una vera e propria sceneggiatura originale che sfiora l'esercizio di stile raffinato e colto riuscendo però a evitarne la sterilità. Perché Baricco, non dimentichiamolo, ha scritto quel saggio illuminante che si intitola I barbari in cui riflette con grande lucidità sui mutamenti culturali del mondo globalizzato. Lezione 21 si pone come alternativa alla barbarie anche cinematografica. La preziosità dello sguardo (coadiuvata da incantevoli Pesaggi del Trentino) riesce a rendere lieve un complesso gioco di citazioni, ammicchi alti e anacronismi sottilmente ironici. Lo scrittore Baricco rivela però la sua matrice letteraria nel momento in cui mette in gioco una molteplicità di narratori che potrebbero indurre un senso di smarrimento nello spettatore meno disponibile. Se nel leggere io posso fermarmi e tornare indietro di due pagine per consolidare le informazioni ricevute, al cinema questo è ovviamente impossibile. Quindi, in attesa del dvd, prestate attenzione ai diversi piani su cui si sviluppa la storia e verrete premiati (dopo che una fanciulla avrà fatto 54 passi) con un finale a cui non manca il desiderio di continuare a scoprire le radici della cultura raccontando tutto ciò come una fiaba di quelle di un tempo. Che spesso, al contrario di ciò che si pensa, nascevano per gli adulti.
da mymovies



24.10.08


Sono iniziati i dibattiti mensili:
in IIIB, IB, VC, V alpha del Liceo Alfieri, I, II, III del Liceo Giusti:
discussione sul Decreto Gelmini, a partire da un editoriale di Mario Giordano tratto da IL GIORNALE
Contributi per continuare qui a dibattere:
Attendiamo i vostri commenti (non accalcatevi...)!

21.10.08

Mostra di Federico Sosso (studente universitario)






Hanno reso omaggio ai lavori artistici di Federico Sosso (studente universitario), esposti il 21 ottobre scorso, i suoi amici, i compagni di sempre e i proff.

































18.10.08

Che classe!

C'erano (elenco da aggiornare...):
Elena Crolle (IIIB Alfieri)/ Davide Biagioni (IIIB Alfieri)/ Luna Fiorenzano (II liceo Giusti)/ Bianca Morsiani (II liceo Giusti)/ Marta Mossetti (III liceo Giusti)/ Federico Silvestri (III liceo Giusti)/ Giulia Scarpa (IIIB Alfieri)/ Francesca Miola (IIIB Alfieri)/ Alberto Zanello (IIIB Alfieri)/... (...Copernico)/ Mattia... (studente universitario) con i proff. Antonino D'Ambra e Dario Coppola
Giovedì 23 ottobre 2008
al Cinema Nazionale
alle ore 19.40
Via Pomba, 7 - Torino
telefono: +390118 124 173
per

François Bégaudeau è insegnante di francese in una scuola media superiore parigina. Facciamo la sua conoscenza mentre si incontra con i colleghi (vecchi e nuovi arrivati) ad inizio anno scolastico. Da quel momento rimarremo sempre all'interno delle mura scolastiche seguendo il suo rapporto con una classe. Il suo metodo d'insegnamento, che si rivolge a un gruppo eterogeneo di ragazzi e ragazze, mira ad offrire loro la migliore educazione possibile in una realtà cui i giovani non hanno un comportamento sempre inappuntabile e possono spingere anche il migliore dei docenti ad arrendersi a un quieto vivere che non richieda confronti e magari scontri con gli allievi. Non tutti infatti apprezzano la sua franchezza e il professor Bégaudeau si troverà dinanzi a un caso che lo metterà in una posizione difficile. Laurent Cantet, dopo l'incursione nel fenomeno del turismo sessuale al femminile di Verso il Sud torna ad un argomento che ci riguarda, più o meno direttamente, tutti: la scuola.Grazie all'esperienza, tradotta in una sorta di diario di viaggio attraverso un anno scolastico, dell'insegnante François Bégaudeau il regista ci aiuta a riflettere su quanto l'equilibrio di una realtà classe (anche non border line)oggi possa rivelarsi estremamente precario. Dopo un complesso training con i giovani attori presi questa volta non 'dalla strada' ma 'dalla scuola' e scegliendosi come protagonista il Bégaudeau reale, Cantet affronta con piglio da documentarista una realtà che studenti e docenti vivono in modo analogo non solo a Parigi o in Francia. Senza enfasi né retorica il docente e il regista ci mostrano quanto il ruolo di insegnante così come quello di studente siano oggi sempre più complessi e, in qualche misura, da provare a ricostruire dalle fondamenta. Potrà anche sembrare un po' lento e dilatato il narrare di Cantet in questa occasione ma, per chi ha tempo per ascoltare e in particolare se genitore, il suo è un film prezioso.



Sabato 18 ottobre
Il Quintiliano ha seguito la III B dell'Alfieri, in giro per Torino, attraverso un suggestivo percorso alfieriano... guidato magistralmente dal

prof. Andrea Maia

e organizzato con la

prof. Carla Casalegno.


Ecco qualche immagine




16.10.08

Dedicato all'ambiente e a nostra madre...

PACHA MAMA è il nuovo settore del Quintiliano che si occuperà delle iniziative ecologiche e ambientali

Il primo appuntamento:

lunedì 20 ottobre alle

ore 19,15

c/o Cinema Massimo 2




  • corto 49 di I. Iwano




  • film THE NUCLEAR COMEBACK di J. Pemberton




  • dibattito, moderato da B. Pampaloni, sul NUCLEARE


con R. Casale, A. Re Rebaudengo, A. Pecoraro Scanio



Presenti col prof. Dario Coppola: Costantino Trogu, Federico Silvestri, Mirko Giangrasso, Lorenzo Nardi, Marta Mossetti (liceo Giusti) ed Elisa Silvestri (studente universitaria)



Segnaliamo anche l'ottima assemblea organizzata dagli studenti dell'Alfieri, sulle energie alternative e rinnovabili, venerdì 17 ottobre nonché il concerto

11.10.08

Martedì 14 ottobre 2008 ore 20.30 c/o via Vignotto 23 Moncalieri

Presenti: Davide Biagioni, Federico Garino, Federica Gino, Giulia Scarpa (liceo Alfieri), Luca Lionetto (liceo Bobbio, Carignano), Francesco Iriti, Ruggero Alfano, Dario Ameglio, Federico Silvestri (liceo Giusti),
Gabriele Guccione (studente universitario e giornalista)
con i proff. Dario Coppola, Luca Debarbieri, Erika Monforte
Un grazie particolare a Simone Bauducco (studente universitario e giornalista)

ALLA RICERCA DELL’INFORMAZIONE PERDUTA
Incontro con Pino Maniaci, giornalista siciliano minacciato dalla mafia. L’Italia è il Paese non belligerante con il maggior numero di giornalisti uccisi, sotto servizio di scorta o minacciati. Pino Maniaci è uno di questi: esempio di una libertà di stampa oggi più che mai bersaglio di atti intimidatori.Colpevole di raccontare la propria terra, colpevole di denunciare il potere mafioso, colpevole di fare i nomi e cognomi di chi vive nell’illegalità. Colpevole di cercare la verità. Pino Maniaci sarà a Moncalieri, per condividere con noi cittadini la sua storia. La storia di un giornalista e di TeleJato (www.telejato.it), piccola emittente siciliana che rappresenta quel giornalismo d’inchiesta a rischio di estinzione, sotto i colpi delle mafie, e ancor di più della nostra indifferenza.“quante volte ci siamo accontentati di una sorta di ipocrisia civile, quante volte così facendo abbiamo relegato quei coraggiosi giornalisti in posizione di minoranza, lasciandoli senza difesa a fronte del pericolo di rappresaglie mafiose?” (Giancarlo Caselli)

E’ un nostro dovere civico stare vicini e sostenere questi esempi di libertà, che al meglio incarnano i valori dell’Art.21 della Costituzione.

Per questo motivo invitiamo tutti i cittadini ad incontrare Pino e Davide Mattiello, referente di Libera Piemonte, martedì 14 ottobre 2008, alle ore 20:30, in via Vignotto 23, per un momento di condivisione e di scambio.
Incontro organizzato dal Presidio di Li bera PeppinoImpastato”presidiomoncalieri@libero.it


L'incontro è stato preceduto dal

c/o P.Bengasi (TO) ritrovo ore 19

Ecco un resoconto del nostro inviato speciale Davide Biagioni, alias Zafferano



E’ stata una serata dal sapore particolare quella del Quintiliano di martedì sera.
Saranno il sashimi, lo zenzero e la grappa di rose, saranno i numerosi indirizzi sbagliati, le numerose macchine in fila o le troppo poco numerose sedie disponibili alla conferenza; sicuramente lo è stato per tutto il profumo di Sicilia antimafiosa che si è respirato in quella saletta dell'emittente Radio Libera.
Ha parlato di storie il giornalista Pino Maniaci, ha raccontato episodi, ha portato alcuni dati raccapriccianti, ma soprattutto ha messo in evidenza esperienze di una vita vissuta senza paure, senza peli sulla lingua, senza inibizioni politiche di alcun tipo e, spesso e volentieri, senza mezzi economici, solo con tanta voglia di fare di più.
Sarebbe impossibile tentare di riproporre le tematiche affrontate con un giornalismo brillante, e spesso satirico e pungente, sarebbe riduttivo elencare i punti e gli inviti che il giornalista ha proposto, anche perché il tema è sempre lo stesso, ossia quella fottuta arroganza di poche famiglie che infangano il nome e l’agire di intere regioni. Ma non è stata una presentazione di fatti ormai triti e ritriti che tutti bene o male sanno (o dovrebbero sapere) . Tutto Pino Maniaci era racchiuso in una sua frase che non poteva che colpire: "Quello che mi dà la soddisfazione nelle cose che faccio non sono i soldi e la fama, ma un siciliano che se viene sparato dal vicino mafioso o camorrista -non mi ricordo come minchia si dice - anziché chiedere ad un altro mafioso protezione, entra dritto dritto con la macchina nella centrale di polizia e dice " cinque anni fa non l’avrei fatto, ma Pino mi ha insegnato che dobbiamo fotterli 'sti mafiosi, lo denuncio; e vedo quel camorrista dentro per dodici anni".
Questo è stato ieri sera, lo spirito di un grido libero, apolitico, scardinato da ogni limitazione di luogo, di tempo, di politica, di religione. Lo spirito di un uomo che ha le palle per giocarsi la sua vita, quella dei collaboratori e della famiglia passeggiando in cerca dei piedi più caldi da pestare nei giardinetti di Corleone, lo spirito che mette a nudo tutti gli uomini privandoli della bandiera e chiedendo senza tanto camuffare accento, bandiera e parole volgari: "e a voi va bene vivere in questa robaccia, in questo pattume che ormai ci corconda e soffoca e immobilizza? No, a me nn va bene..."
Peccato solo per l’arrogante intervento di Davide Mattiello, che si è sentito in diritto e in dovere di strumentalizzare la figura di un così alto uomo per propinare un discorso evidentemente preparato, evidentemente sofistico e costruito, farcito di indicazioni politiche a senso unico, e che nulla aveva a che fare con quel nucleo di persone che erano lì per sentire parlare di problemi non riducibili a singole fazioni o coalizioni, non riconducibili solo ad alcuni - o anche ad altri - colori di partito, ma condivisibili dalla comune anima dell’intero popolo antimafioso, sia esso di destra o di sinistra, "pro" o "anti" riforma scolastica.


xxxzaffxxx

8.10.08

Giovedì 9/10/2008 ore 19.45 c/o Eliseo


MIRACOLO A SANT'ANNA di Spike Lee
Presenti con i proff. Antonino D'Ambra e Dario Coppola: Federico Silvestri, Ruggero Alfano, Dario Ameglio, Luna Fiorenzano, Lorenzo Nardi, Costantino Trogu, Mirko Giangrasso


da MYmovies 2008 - Giancarlo Zappoli

Un film drammatico incentrato sulla tragedia dei soldati americani che combatterono contro i tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale nel paesino toscano di Sant'Anna di Stazzema.
Stati Uniti. Anni '80. In un ufficio postale un impiegato di colore spara a bruciapelo a un utente italoamericano. L'uomo viene arrestato e nella sua abitazione viene trovata la testa di una statua che ornava un ponte di Firenze.Toscana 1944. Quattro soldati neri americani della 92^ Divisione "Buffalo Soldiers" dell'esercito americano (la quale è interamente composta da militari di colore) vengono isolati dai commilitoni e si ritrovano in un paesino degli Appennini dopo che uno di loro, Train, ha rischiato di morire per salvare Angelo, un bambino italiano. Costretti in quello spazio limitato, con i tedeschi in arrivo e i superiori incapaci di comprendere le dinamiche della situazione i quattro entrano in contatto con la vita degli abitanti del paese e con la guerra partigiana. Hanno però ricevuto un ordine preciso: catturare un soldato tedesco. Chi si attiva per raggiungerli vuole che questo risultato sia conseguito a tutti i costi. C'è un legame tra la statua e quegli uomini.Spike Lee tenta la sua operazione più spericolata: uscire dai confini statunitensi per tornare a trattare il tema del rapporto bianchi/neri oltreoceano. Lo fa con un film che affronta (a differenza di buona parte del cinema mainstream made in Usa) la difficoltà della complessità. È complessa in questo film la struttura narrativa che vuole fondere la rilettura del genere bellico con la problematica di forte impatto sociale, inserendovi elementi che vanno al di là di quella razionalità, a volte chirurgica, che ha guidato altri film del regista. Ma la complessità si colloca anche altrove e cioè nello sguardo sulle relazioni che stavano (o forse stanno ancora) alla base dei due nuclei sociali. Da un lato i 4 commilitoni dalla pelle scura, che proprio su quella pelle hanno vissuto in patria discriminazioni che ora vengono superate grazie al bisogno di forze armate da dispiegare in gran numero sul fronte europeo. Si deve cioè tecnicamente verificare se i 'negri' potessero essere utilizzati nella fanteria (oltre che nei battaglioni di lavoro in cui già operavano). Questi 'oggetti' di esperimento potrebbero essere facilmente liquidabili sotto l'etichetta che fa riferimento al colore della loro pelle mentre invece tra di loro le differenze sono profonde. C'è chi percepisce il protrarsi della discriminazione e pensa al futuro dei propri figli e chi vive alla giornata cogliendo ciò che può essere colto. Sopra di loro dei superiori bianchi che perpetuano con loro le stesse relazioni discriminatorie cristallizzatesi in patria. Dall'altra parte lo 'strano' mondo della Toscana con il paesino in cui convivono fascisti visceralmente convinti, donne pronte a sedurre e a farsi sedurre dal 'nuovo' e partigiani. Anche lo sguardo sul mondo dei 'ribelli' non è mai semplice nel film. C'è chi combatte il nemico ma sente sulla coscienza il peso di aver ucciso chi fino a poco prima era un vicino di casa ed ora sta sull'opposta barricata. Gli stessi tedeschi non vengono tratteggiati con le semplicistiche tinte da attribuire al 'nemico' fonte di ogni male ma vedono nelle loro file chi non sopporta l'orrore della violenza bestiale. Per dominare narrativamente questa complessità il film inserisce l'elemento miracolistico di Angelo (un bambino che non può non far pensare a La vita è bella) e, anche se questo ruolo diviene fondamentale per chiudere la vicenda e soprattutto per consentire il tratteggio della figura del 'gigante buono nero' Train, rischia proprio in questo caso di indebolire il tessuto narrativo. Ma quella testa di statua a cui l'oggi offre solo una consistenza di valore patrimoniale, diviene segno di memoria, di secoli di storia, di un passato che gli Stati Uniti non hanno e che forse un po' invidiano a un'Italia che troppo facilmente tende a dimenticare le proprie radici. È un monito che ci giunge da chi ci guarda da lontano e che nel passato ci ha sbrigativamente etichettato come 'mangiaspaghetti': nella memoria del passato sta la forza degli individui e di un popolo.
Dopo il film

6.10.08

Etica e Sport: una riflessione per la III gamma dell'Alfieri


Un'occasione per riflettere... per trattare, in una conferenza, quei problemi dei quali nessuno vuole o può parlare... E' stata quella della celebrazione del cinquantesimo anniversario dell'Associazione sportiva K2 alla quale hanno partecipato al'Hiroshima Mon Amour di Torino, lo scorso 27 settembre, gli illustri relatori sotto citati, dei quali abbiamo sintetizzato l'intervento.

Anche la III gamma del Liceo Alfieri ha preso parte all'evento.







Sintesi degli interventi

a cura del prof. Andrea Mello





Sandro Donati
Ex preparatore della squadra italiana di atletica e collaboratore del Coni, isolato a causa della sua determinazione nel rivelare realtà scottanti nella realtà italiana (ad esempio, il cosiddetto "doping di stato" a Ferrara) e poi costretto a lasciare anzitempo il lavoro col pretesto di un precoce pensionamento. Attualmente responsabile delle attività sportive per l’associazione “Libera” di don Luigi Ciotti.

Donati ha iniziato il proprio intervento con una ricostruzione della nascita dello sport moderno, “inventato” nella seconda metà dell’Ottocento da uomini adulti e competitivi per svago ma anche per mettere alla prova le proprie qualità atletiche e agonistiche e ben presto riconosciuto anche dai vertici militari come un eccellente strumento per tenere in allenamento i soldati e forgiarne il carattere.
Il problema si è posto man mano che la pratica sportiva, nel corso del Novecento, ha riguardato un numero sempre più cospicuo di persone, e, in modo particolare, di bambini. Con quest’allargamento della base di praticanti, si è iniziata a far strada una seconda e diversa accezione della pratica sportiva: non pratica agonistica fine a se stessa, ma veicolo di valori positivi per la persona: rispetto dell’avversario, pratica della solidarietà di squadra, gusto del gioco e della competizione corretta, espressione armoniosa e completa delle proprie potenzialità fisiche e mentali ecc.
Lo sport, pertanto, ha acquisito una sorta di doppia identità: quella “idealistica” incentrata sulla persona e quella, di matrice ottocentesca, ossessionata dall’agonismo e dal risultato.
Detto ciò Donati ha avanzato la propria tesi: delle due accezioni di sport quella largamente maggioritaria e predominante negli ultimi decenni è stata quella ultra-agonistica, sempre protesa a nuovi e più sbalorditivi primati nonché in grado di fornire uno spettacolo appetibile per il mercato ricchissimo dei diritti televisivi. E questo allo stesso modo nelle dittature più o meno totalitarie e nei paesi con istituzioni e tradizioni democratiche.
L’altra concezione, quella “idealistica” o “umanistica”, è risultata sempre più marginalizzata, perfino in quegli ambiti, come lo sport per bambini e quello cosiddetto “amatoriale”, dove sarebbe estremamente opportuno mantenere un atteggiamento ludico e formativo e dove l’eccessiva specializzazione produce guasti molto maggiori dei benefici.
Secondo il relatore, pertanto, si pone come urgente un ripensamento radicale quantomeno dello sport per bambini al fine di formare una nuova leva di formatori-allenatori che sappiano educare la persona prima ancora che il futuro atleta.
La proposta di Donati è quella, pertanto, di una nuova confederazione dello sport giovanile basata sulla scuola, su associazioni sportive che abbiano un approccio globale e non solo specialistico alla pratica sportiva e sulle amministrazioni locali.


Alfredo Trentalange
Arbitro di calcio. Appartenente alla Sezione AIA di Torino, fece il suo debutto in serie A nel 1989. Nel 1993 venne promosso arbitro internazionale dall'allora designatore Paolo Casarin. Nel 1997 ricevette il prestigioso premio Mauro, massimo riconoscimento per i direttori di gara italiani; ha anche collezionato diverse apparizioni nella UEFA Champions League. Ha arbitrato in tutto 197 partite nella massima divisione. Di professione educatore (laurea in Scienze Motorie), è attualmente componente del Comitato Nazionale dell'AIA, e contemporaneamente ricopre il ruolo di osservatore degli arbitri UEFA. Dalla primavera del 2008 è insegnante presso le scuole salesiane "Edoardo Agnelli", dove insegna religione. Fondatore dell'associazione di volontariato A.G.A.P.E che si occupa di persone con disagi psichici.

Trentalange si è innanzitutto soffermato sul significato della figura dell’arbitro e su quanto questa rappresenti, anche fisicamente, il principio del rispetto delle regole e quindi anche della giustizia. Arbitrare un incontro, infatti, per Trentalange non è altro che far affermare un principio di perequazione, per cui chi è vittima di una scorrettezza o di una prepotenza, si vede risarcito e posto in una situazione di parità. Ha ricordato poi i propri trascorsi di arbitro di calcio, cercando in questi alcuni esempi del principio secondo il quale tutti sbagliano e tutti devono avere il diritto di sbagliare. Ha passato in rassegna ad esempio alcuni propri grossolani errori, dovuti in particolare a scarsa conoscenza della cultura di provenienza di alcuni calciatori, di cui ha talvolta totalmente travisato gli atteggiamenti.
Ha chiuso il proprio intervento citando il pessimo esempio fornito dai genitori ai propri figli per quanto riguarda fair play ed il senso di equilibrio e chiedendosi, in modo un po’ provocatorio, se non sarebbe opportuno che fossero proprio i più piccoli ad educare gli “adulti”.

Don Luigi Ciotti
Emigra con la famiglia da Pieve di Cadore a Torino nel 1950. Giornalista pubblicista dal 1988, Ciotti è editorialista e collabora con vari quotidiani e periodici, inoltre scrive su riviste specializzate per operatori sociali e insegnanti ed interviene su testate locali.
Viene ordinato sacerdote nel 1972 dal cardinale Michele Pellegrino, che come parrocchia gli affida la strada.
Il suo impegno pubblico inizia nel 1966 con la creazione del "Gruppo Abele", organizzazione che opera all'interno delle carceri minorili ed aiuta le vittime della droga; sedici anni dopo, nel 1982, viene costituito il coordinamento nazionale delle comunità d'accoglienza, il CNCA, e nel 1986 Ciotti diventa il primo presidente della Lega italiana per la lotta contro l'Aids (LILA), fondata da Franco Grillini ed altri solo un anno prima.
Nel febbraio 1993 pubblica il primo numero del mensile "Narcomafie" e il 25 marzo 1995 fonda "Libera", una rete di organizzazioni impegnate nella lotta alla mafia.
Il 1 luglio 1998 riceve a Bologna, su proposta del consiglio della facoltà di Scienze della formazione, la laurea honoris causa in Scienze dell'educazione, che egli considera come un grande premio per lo sforzo compiuto da tutto il Gruppo Abele nel corso degli anni.
Personalità molto influente nel campo religioso e sociale, Don Ciotti è autore di alcuni libri a carattere educativo, di impegno sociale, di riflessione spirituale, Genitori, figli e droga, scritto in collaborazione con Vaccaro, e Chi ha paura delle mele marce?.
Il 23 giugno 2007 ha ricevuto il "Premio speciale San Bernardo" per l'impegno nel sociale.

Don Ciotti ha basato la sua lunga e appassionata relazione sul concetto di etica come “ambito dell’autenticamente umano”, ambito incentrato in modo particolare sul principio di responsabilità o meglio ancora di corresponsabilità degli uni verso gli altri.
Ha rievocato il proprio apostolato compiuto nelle carceri e nelle strade di Torino, mostrando come lo sport abbia consentito a tanti emarginati ed esclusi di sentirsi, magari per la prima volta, apprezzati per le proprie qualità.
Ha ricordato ad esempio alcune rocambolesche partite di calcio giocate entro il perimetro angusto delle prigioni, non solo dai detenuti scesi in campo ma anche da tutti gli altri che seguivano con trasporto dalle finestre delle celle.
Forte di una pluridecennale esperienza nel campo delle dipendenze, ha messo in guardia contro nuove forme di disagio, magari impreviste se non imprevedibili negli anni Sessanta, quando dette inizio all’esperienza del “gruppo Abele”: la dipendenza dal consumo per esempio, o quella da Internet. E in questa lotta a vecchie e nuove dipendenze e fragilità ha sottolineato come lo sport possa costituire, se inteso nella maniera corretta, un valido antidoto. Ha ricordato con forza (citando Bobbio) che la democrazia non è fatta solo di buone leggi ma anche di buoni costumi e che questo viene troppo spesso dimenticato da coloro che spingono in modo poco perspicace per l’attuazione di ricette repressive e trascurano invece le politiche contrasto alle radici del disagio (“negli ultimi tempi è cresciuto troppo lo stato penale e troppo poco lo stato sociale”).

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La mia foto
SEDE via Filadelfia, 42 - 10134 Torino, Italy
Consiglio Direttivo: Presidente: Dario Coppola. Vice Presidente: Anton De Nicolò; Tesoriere: Stefano Marino. Per l'iscrizione all'Associazione si può richiedere il modulo in sede o a un membro del Consiglio Direttivo. Mail: ovidiodariocoppola@alice.it
L' ASSOCIAZIONE QUINTILIANO è stata ideata da Dario Coppola nel 2000

ed è stata fondata nel 2010 con Emanuele Amo, Davide Biagioni, Federico Garino, Irene Fusi, Alberto Saluzzo, Jacopo Villani, Alberto Zanello. A questi soci fondatori sono stati aggiunti, con nomina del presidente, Antonino D'Ambra e Daniele Grillo.

collegamento con Q TV

https://www.youtube.com/watch?v=IFy741kbxrQ

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BREVE STORIA dell'Associazione



ASSOCIAZIONE CULTURALE QUINTILIANO - Il 24 settembre 2010 viene costituita a Torino l'Associazione Quintiliano, che opera in città con i suoi comitati territoriali e laboratori scolastici. La fondazione deriva dall'esperienza laboratoriale iniziata nel 2001.
Nel 2001, a Torino, è partito il progetto del primo Laboratorio Culturale che, con le sue attività didattiche, ha contribuito e contribuisce alla costruzione della personalità degli studenti che ancora lo frequentano, aprendo loro gli orizzonti del sapere. Dopo una prima fase sperimentale, il laboratorio è stato ideato, dal prof. Dario Coppola, e ha così preso corpo nel 2004 con l'acronimo LDG, cioè Laboratorio Didattico del Giusti, il liceo torinese nel quale l'attività ha visto i suoi esordi raccogliendo l'eredità di un grande docente di quel liceo, alla cui memoria il laboratorio è perciò stato dedicato: si tratta del prof. Giorgio Balmas.
Dal 2007 il progetto ha allargato il suo raggio d'azione ed è diventato un laboratorio interscolastico al quale, nella IIIB (2008-09) del Liceo Alfieri, è stato attribuito dal fondatore il nome LC QUINTILIANO. Da allora, il laboratorio ha raggiunto con le sue proposte anche gli studenti e i docenti di altre prestigiose scuole torinesi, e della provincia, come il Copernico, il D'Azeglio, il Majorana di Moncalieri e di Torino, il Gioberti, il Cattaneo, il Ferraris, il Cottini, lo Spinelli, lo Steiner, il Gobetti, il Regina Margherita, il Grassi, il Conservatorio Verdi e - anche - l'Università degli Studi e il Politecnico di Torino.
Nel 2009 sono stati attivati nove laboratori paralleli del Quintiliano corrispondenti alle redazioni scolastiche attive nei settori dell'istruzione secondaria (scuole superiori) e degli atenei torinesi.
Nel 2010 viene stilato il progetto della costituzione di un'Associazione Culturale che comprenda i laboratori già attivi e quelli da attivare.

Le proposte culturali dei laboratori sono di vario tipo:

THEATRUM: visione di spettacoli, a teatro;

AUDITORIUM: ascolto di concerti;

CINEFORUM: visione critica di film al cinema; partecipazione a rassegne cinematografiche;

SYMPOSIUM: incontro, con cena, per socializzare e riflettere informalmente, a caldo, sullo spettacolo cui si è assistito, anche con l'ausilio di schede didattiche;

CIVES: approfondimenti su legalità, educazione alla cittadinanza, Costituzione Italiana;

LUDUS: appuntamenti etico-sportivi;

ETHNE: partecipazione alle iniziative multietniche del territorio;

PACHA MAMA: iniziative ambientali ed ecologiche;

GANDHI: iniziative non-violente contro ogni tipo di discriminazione;

AGORÁ: dibattiti su temi d'attualità per la formazione delle opinioni;

BIBLOS: presentazione di libri;
ARTIFICIUM: promozione dei talenti artistici dei nostri allievi ed ex-allievi e progettazione delle visite alle mostre d'arte;
MNEMOSYNE: recupero delle nostre origini culturali nella storia (viaggio nella memoria, rievocazioni, visite a mostre, spettacoli, conferenze, lezioni introduttive alla storia del teatro, del cinema, della televisione e della radio);
MONOGRAPHIA: presentazioni monografiche interdisciplinari di autori attraverso significative opere che hanno arricchito il nostro patrimonio culturale;
EXPERT: trattazione di tematiche, da parte di esperti, per conoscere meglio le dinamiche dei fenomeni che ci presentano l'attualità e la storia;
DOSSIER: approfondimenti, documentazioni, testimonianze, recensioni, raccolte, relazioni, ricerche e tesine;
IN ITINERE: viaggi di istruzione brevi fuori urbe;
CAUPONA: incontri per accrescere e raffinare la cultura enogastronomica;
AUGUSTA TAURINORUM: lezioni itineranti nei luoghi storici della nostra città, che hanno visto transitare i maestri del sapere, e che ancora ne conservano l'eco;

DHARMA: appuntamenti con la filosofia e la spiritualità;
BERUF: informazione e formazione economica;
REPORTER: la realtà fotografata ad arte (mostre fotografiche);
IN CONCERT: reading, tendenze musicali, concerti;
CINEFERIAE: visione critica di film su richiesta degli studenti durante le vacanze.

Inoltre, il settore Informazione dei Laboratori comprende:


MONITOR: avvisi e segnalazioni;
VADEMECUM: segnalazioni di eventi culturali nel territorio urbano;
IN AETHERE: la cultura in tv o via radio;
NEWS: notizie dalle scuole collegate col nostro laboratorio;
WEB: notizie dalla rete.

Nel 2009 sono stati aperti anche:
1) un gruppo ufficiale su Facebook;
2) un canale video "LC QuintilianoTV" su YouTube, che consente un'espressione ulteriore della creatività comune di chi continua a costruire i nostri laboratori.
Gli studenti "storici" che, negli anni passati, hanno contribuito, insieme a decine di altri, con il coordinatore a condurre QUINTILIANO sono stati:

GUGLIELMO SANDRI GIACHINO (2005-06)
NICOLO' STROCCO (2006-07)
FLAVIO MERGOTTI (2007-08)
FEDERICO GARINO (2008-09)
ALBERTO ZANELLO (2008-09)
DAVIDE BIAGIONI (2008-09)
FEDERICO SILVESTRI (2008-09)
JACOPO VILLANI (2009-10)
ALBERTO SALUZZO coordinatore della costituenda Associazione Culturale (2009-10)


dal 24 settembre 2010:

data della costituzione dell'Associazione Quintiliano
Elezione del primo
Consiglio Direttivo (2010 - 11)
Presidente: Dario Coppola. Vice Presidente: Davide Biagioni (da settembre a dicembre 2010); Emanuele Amo (da gennaio 2011); Tesoriere: Federico Garino; Segretario: Alberto Saluzzo (da settembre 2010 a gennaio 2011); Davide Biagioni (da febbraio 2011); Altri Consiglieri: Alberto Zanello, Jacopo Villani, Antonino D'Ambra, Irene Fusi, Daniele Grillo.


dal 24 settembre 2011:
secondo Consiglio Direttivo (2011-12)

Presidente: Dario Coppola; Vice Presidente: Anton De Nicolò; Tesoriere: Stefano Marino; Segretario organizzativo: Ario Corapi (da settembre 2011 a marzo 2012); Jacopo Villani (da marzo 2012). Comitato esecutivo: ai consiglieri sopra citati si aggiungono i sottotesorieri Alessandro Minetti, Jacopo Villani (fino a marzo 2012), Ario Corapi (da marzo 2012) e i sottosegretari Bernardo Basilici Menini, Marcello Fadda.





L'ASSOCIAZIONE NEL PERIODO COMPRESO FRA IL 2013 E IL 2019 ENTRA IN PAUSA E SI LIMITA SOLO A PROMUOVERE EVENTI DI ALTRE ASSOCIAZIONI. NEL 2019 SI TENTA DI RIPRENDERE MA ARRIVA LA PANDEMIA. COL 2022 RIPARTONO I GRANDI EVENTI. LA COMUNICAZIONE SI ARRICCHISCE INOLTRE DEL CANALE INSTAGRAM quintiliano_associazione SEDE ATTUALE: via Filadelfia, 42 Torino Prima sede legale: piazza Vittorio Veneto 13, Torino

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