Ottima serata, mercoledì 6 gennaio 2010, trascorsa con gli studenti Davide Biagioni e Alberto Zanello (Palazzo Nuovo), Elena Crolle (Conservatorio), Federico Garino e Massimo Zanino (Politecnico) con i proff. Coppola e D'Ambra che, dopo il Symposium da Eataly al Lingotto, hanno visto al Reposi il film
di Jim Sheridan.
Con Natalie Portman, Tobey Maguire, Jake Gyllenhaal, Bailee Madison, Taylor Geare, Patrick Flueger, Sam Shepard, Mare Winningham, Clifton Collins Jr., Josh Berry, Carey Mulligan, Jenny Wade
Con Natalie Portman, Tobey Maguire, Jake Gyllenhaal, Bailee Madison, Taylor Geare, Patrick Flueger, Sam Shepard, Mare Winningham, Clifton Collins Jr., Josh Berry, Carey Mulligan, Jenny Wade
Drammatico, durata 108 min. - USA 2009.
Melodramma del reinserimento ispirato al film danese di Susanne Bier Non desiderare la donna d’altri
Marzia Gandolfi
Sam Cahill è un ufficiale in partenza per la sua quarta missione in Afghanistan. Posato e responsabile, è sposato con Grace, ex cheerleader del liceo, ed è padre di due adorabili bambine. Campione nella vita ed eroe in guerra, Sam è il figlio prediletto di Hank, padre suscettibile e veterano del Vietnam legato in seconde nozze con Elsie. I rancori e le frustrazioni del padre ricadono immancabilmente su Tommy, figlio minore e trascurato che ha dissipato il suo potenziale nei boccali di birra e nelle celle delle prigioni. La presunta morte di Sam al fronte costringe Tommy a rivedere e organizzare la sua vita. Deciso a prendersi cura di Grace e delle nipotine, finirà per innamorarsi di lei e per desiderare di appartenere finalmente a qualcuno. Il ritorno improvviso di Sam, sopravvissuto a un incidente e alla prigionia, sconvolgerà gli equilibri familiari costringendo i due fratelli a un confronto diretto.
“Traduzione” americana del film danese di Susanne Bier (Non desiderare la donna d'altri), Brothers ricalca il dramma scandinavo e lo rilancia, concentrandosi sulla lacerazione degli affetti e delle emozioni determinate dalla guerra nel tessuto sociale e comunitario americano.
Il film di Jim Sheridan contribuisce a rinnovare un sottogenere, il melodramma del reinserimento, costruendo il racconto sul ritorno a casa di un reduce. Ispirato da illustri precedenti, da I migliori anni della nostra vita a C'è sempre un domani, dal Cacciatore a Nato il quattro luglio, Brothers riversa l'esperienza bellica in una struttura di genere riconoscibile come il melodramma.
A Tobey Maguire, dolorosamente credibile e allucinato, spetta il ruolo del fratello maggiore e del reduce squilibrato a un passo dal suicidio. Il trauma subito durante la prigionia e le torture inflitte dai talebani scatenano nel capitano Cahill psicosi illogiche, l'uomo è ossessionato dal tradimento mai consumato della moglie e del fratello minore, che finiranno per alterare, fino a comprometterlo, l'equilibrio domestico. Dopo l'undici settembre tra fronte e patria pare non esserci più un confine e così Sheridan esporta nel mondo civile le esperienze e l'orrore della guerra, combinandole con la meccanica dell'amore, con la fisicità inesprimibile, con gli ingranaggi legati alla sua impossibilità e alla sua irrealizzabilità. Jake Gyllenhaal è il fratello rimasto, quello mai partito e quello “innamorato” della moglie e della vita di un soldato precipitato da un Black Hawk e (ab)battuto dalla logica della guerra e dalla sua fredda follia. Separato da un prima (l'età dell'innocenza) e un dopo (la perdita dell'innocenza) Brothers, come i personaggi di Gyllenhaal e della Portman, si fa carico dello stato confusionale del reduce, preparato per uccidere in guerra e impreparato alla pacifica vita civile.
L'introverso homecoming di Sheridan si interrompe dentro un abbraccio che ha lo scopo di restituire l'eroe alla società e alla propria consorte, contro la Legge del Padre: il reduce del Vietnam di Sam Shepard. Prossimo a quello di Tommy Lee Jones, il genitore di Shepard si affaccerà sulla valle di Elah e prenderà coscienza della sciaguratezza politica del proprio Paese e dei disordini della personalità inflitti ai propri figli. Maguire, Gyllenhaal e Portman, nonostante l'influenza del fuori e l'invadenza di un mondo del quale vorrebbero fare a meno, sono i corpi in cui l'amore si riflette, si esplica e si mette in crisi.
(da mymovies)
In questo film abbiamo notato anche un sottofondo di temi classici dell'ebraismo e del cristianesimo:
- il rapporto tra fratelli (da Abele e Caino in avanti)
- dalle tavole della Torah, due precetti: Non desiderare la donna d'altri, Non desiderare la casa d'altri.
- la legge del levirato, "un'antica usanza praticata dagli ebrei, dagli arabi e dagli antichi indiani (dov'era conosciuta come niyoga), secondo la quale, se un uomo sposato moriva senza figli, suo fratello o il suo parente più prossimo doveva sposare la vedova, e il loro figlio primogenito sarebbe stato considerato legalmente figlio del defunto. Questa usanza è codificata dalla Bibbia nel Deuteronomio (25,5-10). La norma del levirato aveva anche un'altra importante funzione sociale, quella di garantire un marito alla vedova, in una società in cui le donne non potevano lavorare e quindi avevano bisogno di un uomo che provvedesse al loro sostentamento. Questa seconda funzione è documentata da due episodi biblici, nei quali è la vedova stessa a chiedere che la legge venga applicata: nella Genesi si racconta come Tamar sposò uno dopo l'altro due figli di Giuda, che morirono entrambi in breve tempo (il secondo, Onan, fu punito da Dio per essersi rifiutato di generare un figlio per il fratello morto, mettendo in pratica un metodo anticoncezionale: da questo episodio fu derivato il termine onanismo). Giuda, quindi, rifiutò di dare in marito a Tamar il suo terzo figlio, temendo che anch'egli morisse. Tamar allora, travestendosi da prostituta, ebbe un rapporto sessuale con lo stesso Giuda, e ne concepì due gemelli. Giuda, scoperta la verità, diede ragione a Tamar. la vicenda di Rut è narrata nel libro a lei intitolato: ella era una straniera rimasta vedova dopo aver sposato un ebreo. Insieme alla suocera Noemi, fu costretta per sopravvivere a chiedere l'elemosina e a raccogliere nei campi le spighe scartate dai mietitori, fino a quando riuscì a rintracciare Boaz, parente del suo defunto marito, il quale la sposò. Dal loro matrimonio discese la stirpe del re Davide. Il vocabolo levirato deriva dalla parola latina levir, che significa cognato". (voce integrale su Wikipedia)
- la parabola del Padre misericordioso, più conosciuta come parabola del Figlio prodigo (http://it.wikipedia.org/wiki/Parabola_del_figlio_prodigo).
Nessun commento:
Posta un commento