Palermo Shooting
Un film di Wim Wenders. Con Campino, Giovanna Mezzogiorno, Dennis Hopper, Olivia Asiedu-Poku, Letizia Battaglia. Harry Blain, Sebastian Blomberg, Inga Busch, Alessandro Dieli, Melika Foroutan, Irina Gerdt, Gerhard Gutberlet, Francesco Guzzo, Wolfgang Michael, Anna Orso, Jana Pallaske, Lou Reed, Udo Samel, Axel Sichrovsky, Giovanni SollimaDrammatico, durata 124 min. - Germania 2008. - Bim data uscita 28/11/2008.
Recensione Sale Cast Trailer Critica Pubblico Forum Chat Frasi celebri Poster Foto Media CD Asta
MYmovies 2008 - Giancarlo Zappoli
Wenders manca il bersaglio volendo dire troppo e non lasciando spazio all'invisibile di cui tesse le lodi
Un fotografo di grande successo decide di mollare la sua vita e di andare a vivere a Palermo, dove incontra una bellissima restauratrice. Da venerdì 28 novembre 2008 al cinema.
Giancarlo Zappoli
Finn un fotografo il cui lavoro è molto apprezzato in campo internazionale, è un uomo costantemente in azione. Il suo cellulare è sempre in funzione, dorme pochissimo (e quando dorme ha incubi) e suo lettore mp3 è sempre in funzione. Una sera, mentre si trova alla guida della sua auto, vede, come si suol dire, la morte in faccia rischiando un incidente dalle conseguenze letali. Da quel momento la sua vita cambia. Abbandona la Germania e si reca a Palermo con l'alibi di un servizio fotografico con Milla Jovovich ma in realtà vuole azzerare la propria esistenza per ripartire da capo. L'ossessione della morte però non lo abbandona. Si vede colpito o sfiorato da frecce scagliate da un essere misterioso che lo segue. A mitigare solo in parte questa sensazione provvede l'incontro con Flavia, una restauratrice impegnata su un grande affresco cinquecentesco raffigurante il trionfo della Morte. Wim Wenders, a differenza della Morte rappresentata da un Dennis Hopper biancovestito, manca completamente il bersaglio. Dopo le interessanti esperienze di La terra dell'abbondanza e Non bussare alla mia porta, il regista decide di far ritorno in Europa ripartendo dalla terra che gli ha dato i natali: la Germania. La sua identificazione con il protagonista si potrebbe definire purtroppo palese non tanto sul piano narrativo (anche se sicuramente lo è anche su questo versante) quanto piuttosto su quello della riuscita complessiva dell'opera. Come si diceva una volta: 'bella la fotografia'. Perché su questo versante il film è affascinante sia quando si muove nella metallica e glamourous atmosfera di Düsseldorf sia quando si trasferisce nei vicoli e nelle piazze di una Palermo delabré. Lo è invece sempre meno man mano che procede in una didascalica riflessione sull'uomo, la vita e la morte sfiorando il ridicolo involontario nel dialogo finale che vorrebbe essere denso di concetti ben più adatti a un romanzo tascabile da stazione ferroviaria. Il regista e sceneggiatore ha in questa occasione il difetto capitale di voler dire e spiegare tutto non lasciando alcuno spazio proprio a quell'invisibile di cui vorrebbe tessere le lodi. Ottimo sarebbe stato approfondire il discorso sulla falsificazione del reale che la fotografia ormai può realizzare ad altissimi livelli e che viene suggerito inizialmente (e poi didascalicamente ribadito). Ottimo se Shooting Palermo non avesse utilizzato a piene mani proprio quella tecnologia digitale che pretende di mettere in discussione e non ci avesse offerto un overdose di product placament decisamente imbarazzante.
Un film di Wim Wenders. Con Campino, Giovanna Mezzogiorno, Dennis Hopper, Olivia Asiedu-Poku, Letizia Battaglia. Harry Blain, Sebastian Blomberg, Inga Busch, Alessandro Dieli, Melika Foroutan, Irina Gerdt, Gerhard Gutberlet, Francesco Guzzo, Wolfgang Michael, Anna Orso, Jana Pallaske, Lou Reed, Udo Samel, Axel Sichrovsky, Giovanni SollimaDrammatico, durata 124 min. - Germania 2008. - Bim data uscita 28/11/2008.
Recensione Sale Cast Trailer Critica Pubblico Forum Chat Frasi celebri Poster Foto Media CD Asta
MYmovies 2008 - Giancarlo Zappoli
Wenders manca il bersaglio volendo dire troppo e non lasciando spazio all'invisibile di cui tesse le lodi
Un fotografo di grande successo decide di mollare la sua vita e di andare a vivere a Palermo, dove incontra una bellissima restauratrice. Da venerdì 28 novembre 2008 al cinema.
Giancarlo Zappoli
Finn un fotografo il cui lavoro è molto apprezzato in campo internazionale, è un uomo costantemente in azione. Il suo cellulare è sempre in funzione, dorme pochissimo (e quando dorme ha incubi) e suo lettore mp3 è sempre in funzione. Una sera, mentre si trova alla guida della sua auto, vede, come si suol dire, la morte in faccia rischiando un incidente dalle conseguenze letali. Da quel momento la sua vita cambia. Abbandona la Germania e si reca a Palermo con l'alibi di un servizio fotografico con Milla Jovovich ma in realtà vuole azzerare la propria esistenza per ripartire da capo. L'ossessione della morte però non lo abbandona. Si vede colpito o sfiorato da frecce scagliate da un essere misterioso che lo segue. A mitigare solo in parte questa sensazione provvede l'incontro con Flavia, una restauratrice impegnata su un grande affresco cinquecentesco raffigurante il trionfo della Morte. Wim Wenders, a differenza della Morte rappresentata da un Dennis Hopper biancovestito, manca completamente il bersaglio. Dopo le interessanti esperienze di La terra dell'abbondanza e Non bussare alla mia porta, il regista decide di far ritorno in Europa ripartendo dalla terra che gli ha dato i natali: la Germania. La sua identificazione con il protagonista si potrebbe definire purtroppo palese non tanto sul piano narrativo (anche se sicuramente lo è anche su questo versante) quanto piuttosto su quello della riuscita complessiva dell'opera. Come si diceva una volta: 'bella la fotografia'. Perché su questo versante il film è affascinante sia quando si muove nella metallica e glamourous atmosfera di Düsseldorf sia quando si trasferisce nei vicoli e nelle piazze di una Palermo delabré. Lo è invece sempre meno man mano che procede in una didascalica riflessione sull'uomo, la vita e la morte sfiorando il ridicolo involontario nel dialogo finale che vorrebbe essere denso di concetti ben più adatti a un romanzo tascabile da stazione ferroviaria. Il regista e sceneggiatore ha in questa occasione il difetto capitale di voler dire e spiegare tutto non lasciando alcuno spazio proprio a quell'invisibile di cui vorrebbe tessere le lodi. Ottimo sarebbe stato approfondire il discorso sulla falsificazione del reale che la fotografia ormai può realizzare ad altissimi livelli e che viene suggerito inizialmente (e poi didascalicamente ribadito). Ottimo se Shooting Palermo non avesse utilizzato a piene mani proprio quella tecnologia digitale che pretende di mettere in discussione e non ci avesse offerto un overdose di product placament decisamente imbarazzante.
Si muove da Düsseldorf a Palermo il nuovo road movie di Wim Wenders, riflettendo sul legame tra fotografia e morte.
Palermo shooting: così lontano
martedì 25 novembre 2008 - Marzia Gandolfi da APPROFONDIMENTI
Ha il volto americano e gli occhi azzurri di Dennis Hopper la morte che "bracca" un fotografo tedesco da Düsseldorf a Palermo per farsi ritrarre più gentile e cortese di quanto gli uomini la immaginino. Un po' Bergman, un po' Antonioni, ai quali il film è dedicato, Palermo Shooting insegue on the road un'ossessione, la filma, la fotografa e la mette in scena. È l'ossessione centrale del cinema di Wenders: quella del volo, del tuffo, del salto nel vuoto. Questa volta a raccoglierlo e ad accoglierlo lungo l'autostrada, dentro al mare di Palermo o dentro i sogni c'è l'angelo della morte, messaggero e custode della deriva dell'immagine e dell'incoscienza del nostro essere mortali. Si dice che Wenders non sappia raccontare una storia, che finisca irrimediabilmente per perdersi e girare a vuoto. Vero e non manca di farlo anche a Palermo. Il suo celebre fotografo se ne va a zonzo dove capita, finendo per girare in tondo su stesso accompagnato da un i-pod che suona rock, folk e blues. Ventuno brani che costituiscono una colonna sonora autoriale e autorevole, che comprende un De André "indiano" ("Quello che non ho") accanto a un Lou Reed interlocutorio in carne, note e pellicola ("Some Kinda Love").La struttura dispersiva del film produce allora partiture di visioni in cui vorremmo ancora poter credere, a cui vorremmo potere cedere ma che subiscono il destino dell'immagine fine a se stessa. Palermo shooting sembra l'opera di chi ha perso l'empatia con la realtà. Di Wenders è rimasto il colpo d'occhio, nella forza con cui sa afferrare l'anima del mondo anche solo per un attimo, il resto è una riflessione datata e ripetitiva di tematiche già elaborate, che hanno ormai esaurito il loro contenuto. A restare, ancora, è la pura e semplice fascinazione, è una play list tra amici con ritornelli struggenti e rarefazioni improvvise. Palermo Shooting è puro ascolto. Da ascoltare, appunto, senza guardare.
Palermo shooting: così lontano
martedì 25 novembre 2008 - Marzia Gandolfi da APPROFONDIMENTI
Ha il volto americano e gli occhi azzurri di Dennis Hopper la morte che "bracca" un fotografo tedesco da Düsseldorf a Palermo per farsi ritrarre più gentile e cortese di quanto gli uomini la immaginino. Un po' Bergman, un po' Antonioni, ai quali il film è dedicato, Palermo Shooting insegue on the road un'ossessione, la filma, la fotografa e la mette in scena. È l'ossessione centrale del cinema di Wenders: quella del volo, del tuffo, del salto nel vuoto. Questa volta a raccoglierlo e ad accoglierlo lungo l'autostrada, dentro al mare di Palermo o dentro i sogni c'è l'angelo della morte, messaggero e custode della deriva dell'immagine e dell'incoscienza del nostro essere mortali. Si dice che Wenders non sappia raccontare una storia, che finisca irrimediabilmente per perdersi e girare a vuoto. Vero e non manca di farlo anche a Palermo. Il suo celebre fotografo se ne va a zonzo dove capita, finendo per girare in tondo su stesso accompagnato da un i-pod che suona rock, folk e blues. Ventuno brani che costituiscono una colonna sonora autoriale e autorevole, che comprende un De André "indiano" ("Quello che non ho") accanto a un Lou Reed interlocutorio in carne, note e pellicola ("Some Kinda Love").La struttura dispersiva del film produce allora partiture di visioni in cui vorremmo ancora poter credere, a cui vorremmo potere cedere ma che subiscono il destino dell'immagine fine a se stessa. Palermo shooting sembra l'opera di chi ha perso l'empatia con la realtà. Di Wenders è rimasto il colpo d'occhio, nella forza con cui sa afferrare l'anima del mondo anche solo per un attimo, il resto è una riflessione datata e ripetitiva di tematiche già elaborate, che hanno ormai esaurito il loro contenuto. A restare, ancora, è la pura e semplice fascinazione, è una play list tra amici con ritornelli struggenti e rarefazioni improvvise. Palermo Shooting è puro ascolto. Da ascoltare, appunto, senza guardare.
da mymovies
dopo il film
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