Ho provato a immaginare, per un giorno, cosa possa avere provato Giuliano, padre di Carlo Giuliani, durante la manifestazione organizzata in memoria del figlio. Non è facile però... perché io non ho un figlio. In questo, tuttavia, mi ha aiutato un compagno di esperienza: Jacopo. Quando, lunedì scorso, ho comunicato a una delle mie classi che sarei andato a Genova, un mio studente - Jacopo, appunto - non ha esitato a dirmi che sarebbe venuto anche lui. Questa partecipazione è stata sostenuta dai suoi genitori - giustamente preoccupati come anche lo sono stati i miei, sino alla conclusione della giornata - e mi ha aiutato a pensare. Cosa avranno provato, ieri, Haidi e Giuliano Giuliani? Io non ho un figlio ma, con Jacopo accanto, mi sono sentito padre per un giorno intero: lo stesso non può dire chi ha visto morire il proprio figlio, su cui si sono accaniti, prima, durante e dopo la breve agonia in tanti.
Grazie a Carlo, un ragazzo che amava lottare per la giustizia, per i suoi amici, per la sua ragazza, per i suoi compagni di liceo, per i gruppi parrocchiali che frequentava, noi ci siamo uniti in trentamila (più o meno) e abbiamo ancora voluto sperare per un giorno intero, prima sotto il sole poi sotto la luna, esposti al gelido vento di una variopinta Genova, cara a noi quasi come a Paolo Conte. Tutti chiediamo di far luce sugli eventi che hanno portato Giuliano e Haidi a perdere un figlio. Vogliamo la trasparenza, l'autenticità in questo! Siamo stufi delle coperture, che portano soltanto a far stare tranquilli i potenti e che non offrono alcun bene a chi soffre ingiustamente. Dal 21 luglio 2001 non ho mai smesso di pensare a Carlo e alla sua famiglia. Ai miei studenti, quando è opportuno, ricorderò sempre questa storia, questa dura realtà. A Haidi e Giuliano e alla famiglia di Carlo siamo tutti vicini. Jacopo, quasi un mio figlio almeno per un giorno, è fortunato ad avere dei genitori splendidi, come quelli di Carlo, che lo hanno lasciato libero di partecipare a questa giornata, condividendone in pieno la decisione. E i genitori di Jacopo sono fortunati, come anche i miei, nel poter avere un figlio da amare. Lo stesso non possono più dire da sei anni Haidi e Giuliano, che continuano ad amare Carlo vivendo per lui. E noi siamo e saremo sempre con loro.
Dario Coppola
Grazie a Carlo, un ragazzo che amava lottare per la giustizia, per i suoi amici, per la sua ragazza, per i suoi compagni di liceo, per i gruppi parrocchiali che frequentava, noi ci siamo uniti in trentamila (più o meno) e abbiamo ancora voluto sperare per un giorno intero, prima sotto il sole poi sotto la luna, esposti al gelido vento di una variopinta Genova, cara a noi quasi come a Paolo Conte. Tutti chiediamo di far luce sugli eventi che hanno portato Giuliano e Haidi a perdere un figlio. Vogliamo la trasparenza, l'autenticità in questo! Siamo stufi delle coperture, che portano soltanto a far stare tranquilli i potenti e che non offrono alcun bene a chi soffre ingiustamente. Dal 21 luglio 2001 non ho mai smesso di pensare a Carlo e alla sua famiglia. Ai miei studenti, quando è opportuno, ricorderò sempre questa storia, questa dura realtà. A Haidi e Giuliano e alla famiglia di Carlo siamo tutti vicini. Jacopo, quasi un mio figlio almeno per un giorno, è fortunato ad avere dei genitori splendidi, come quelli di Carlo, che lo hanno lasciato libero di partecipare a questa giornata, condividendone in pieno la decisione. E i genitori di Jacopo sono fortunati, come anche i miei, nel poter avere un figlio da amare. Lo stesso non possono più dire da sei anni Haidi e Giuliano, che continuano ad amare Carlo vivendo per lui. E noi siamo e saremo sempre con loro.
Dario Coppola
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