Massimiliano Benvenuto
ci segnala
Associazione culturale
Il suonatore Jones
Insieme agli attori
Una scuola di TeatroScuola, in senso greco, è luogo di condivisione indiretta, a diversi livelli, di competenze e attese, di formazione e conoscenza. Insegnare vuol dire, nell’immediatezza, confondere passato e futuro: tradurre, in tal senso, il rapporto insegnante-allievo nella permeazione di una ‘via di mezzo’: chi vuol gettare un occhio dentro, sarà tenuto per mano da chi dentro l’occhio già ce l’ha. Non nell’ ‘ottica’ di attori che insegnino a recitare: ma in quella di un ‘regista + attori’ che, a partire dalla lettura di un testo per finire in una sua fisiologia della rappresentazione, si mettano a disposizione di chi vuol levar le bende per trovar lo sguardo del curioso, per trovare l’ ‘occhio’ in grado di vedere. Filippo Gili, Max Benvenuto, Francesco Frangipane, saranno i cardini didattici di una ‘voglia d’insegnare’ che sfrutti le risorse di professionisti visti come ‘testimoni d’impresa’, ‘inviti’, ‘scivoli’ che meglio conducano alla mente e alla ‘mimesi’ di chi s’affaccia per la prima volta, con l’abito del turista, o con occhi che ‘mutano’, come direbbe Proust, all’arte del ri-dire, del citare, del re-citare.Ci si propone, cioè, un’idea di scuola aperta, di una apertura di senso e di limite: un progetto fattivamente esercitato da chi sa tenere in mano gli strumenti, e chi non sa come si faccia. Il muratore comincia imitando, nella fattività della sua neo-impresa, la sua arte: e lo fa collaborando alla costruzione di una casa: non assistendo alla sua ideazione. Non si tratta di mettere in scena uno spettacolo: si tratta di fingere di farlo: a vantaggio del ‘gioco’ del teatro. Vogliamo, perciò, costruire un’appartenenza nella praticità di un’accoglienza: non nel mondo strettamente didattico di una partita a scacchi fra maestro e allievi, ma in una logica disordinante di una più compiuta imitazione del ‘vivere’ teatrale. Gli allievi saranno tenuti per mano da attori che faranno il loro gioco: un ‘affiancarsi’, più che un mettersi di petto. Si lavorerà per quattro mesi sul teatro di parola, alternativamente su tre tragedie classiche e tre drammi moderni: nella compagnia costante degli attori Max Benvenuto e Francesco Frangipane, e nella turnazione di professionisti che si metteranno, accanto agli allievi, a disposizione del regista. Ed il gioco sarà, appunto, ‘fare’ teatro insieme: non, ‘petto contro petto’, insegnarlo. Dal 4 all’11 di Novembre si terrà una settimana dimostrativa del lavoro, totalmente gratuita, a termine della quale comincerà il corso che prevederà un numero chiuso di partecipanti, per due lezioni a settimana della durata di tre ore ciascuna. Il corso si terrà presso il Teatro Argot di Roma (via Natale del Grande, 27- zona Trastevere).
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Non fumo negli occhi, né specchietti per le allodole: non si apre una scuola, per noi, come propedeusi ad un lavoro che langue, o come consolazione estetizzante per la deprimenza di quelli che languono un pò meno (ma tutto, oggi, un po’, ‘langue’). Un principio etico basilare del nostro affacciarci ‘ponendo’ (essere artisti) e ‘pro-ponendo’ (verso fuori, aprire una didattica), è quello di marcare la differenza tra ‘formazione’ e ‘scuola’. Nel concetto di formazione c’è una aspettativa che non vogliamo vendere. In quello di scuola c’è il senso di una condivisione di ‘saperi’ che possono solo tornare utili, in certezza, alla complementazione di un modello umano dell’individuo, non ‘professionale’. Così, chi insegna poesia non può insegnare sintassi, ortografia, paratassi, semiotica e quant’altro: è tutto inscritto. Né pensare, o far credere, che la poesia sia ‘socialmente utile’. La poesia è umanamente e individualmente ‘utile’. Poi, ammesso che lo sia, socialmente: ma ‘poi’. Di pari passo il teatro, che sta al ‘manifestarsi’, ad esempio, come la filosofia sta al significato degli eventi, al senso del percorso umano, è da considerarsi evento umano ‘indivisibile’. La filosofia è in un cantone, ma sotto la filosofia c’è il modello logico, riflessivo, speculativo, che ha caratterizzato in Occidente religione, scienza, fede, laicismo, cultura, arte, e senso del tempo. ‘Sotto’ il teatro (che come organismo attivamente sociale ‘langue’), non dentro, sotto, vi è comportamento, movimento, portamento, espressione, psicologia, diaframma, analisi, autoanalisi, ritmo, tempo, respiro, verità, finzione, sensorialità, mimo, danza, straniamento: ‘linguaggio scenico’, ‘espressione personale’, ‘recitazione cinematografica e/o teatrale’, ‘voce’, ‘movimento espressivo’, ‘lettura espressiva’. ‘espressione corporea’, ‘intonazione linguistica’, tutte queste frequenti categorie didattiche stanno al recitare come la lingua, il palato, i polmoni, il diaframma, i denti, l’aria, al parlare. Ma la mimesi del linguaggio, nei bimbi, non avviene attraverso l’individuazione del senso del palato, della lingua, e di tutto il resto: avviene nella sintesi percettiva del rapporto immediato tra la voce e il mondo. Immediato, non scomponibile. I più grandi attori della storia non hanno mai fatto corsi di formazione imperniati sulla moltiplicazione merceologica del tessuto teatrale: hanno assunto - talvolta come senza accorgersene - in una semiconscia sintesi, l’apparato organico del ‘manifestarsi’. Come direbbe Leopardi, la fine dell’organicità umana è stata anche nel rompersi linguistico dal senso delle proprietà (di significato) al senso del ‘termine’ (di significato). Ecco perché, invece delle tante, troppe ‘materie’ che tipizzano la didattica recitativa, a noi piace partire, organicanicisticamente, da un panorama, non da una autopsia: il teatro è testo; più volontà di renderlo vivo: nello stesso istante, non per l’individuo, ma per ‘gli’ individui. Insieme. E parlare, intonare, muoversi davanti agli altri, non saranno i fini di una voglia di insegnare e di imparare, ma i mezzi naturali, accordati nella nascita didattica e nell’approdo espressivo, del manifestar dolori e grandezze, leggerezze e vertigini, storture e prospettive, dell’anima umana raccolta in sé, e posta, possibilmente, al di fuori dell’Io. Partendo ‘insieme’ a se stessa, e arrivando ‘insieme’ a se stessa.4 e 7 novembre 2009 dalle 15.00 alle 18.00
INCONTRO DIMOSTRATIVO GRATUITO
c/o il TEATRO ARGOT STUDIO di Roma (via Natale del Grande, 27 - Trastevere)
la presenza ai suddetti incontri dovrà essere confermata entro e non oltre il 31 ottobre 2009 ai seguenti contatti:tel. 06-5898111 (Teatro Argot Studio)
cell. 333-1951086e
le lezioni regolari si svolgeranno c/o il Teatro Argot Studio di Roma
tutti i mercoledì e i sabato dalle 15.00 alle 18.00
a partire dall'11 novembre 2009 fino al 13 marzo 2010
Per maggiori informazioni potete contattarci alle email: ilsuonatorejones2009@libero.it massi.benvenuto@libero.it filippogili@yahoo.it o al numero telefonico dell'associazione: 3331951086
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