Introduzione
Il nostro mondo è dominato da una bramosia di denaro che influenza sempre più spesso non solo le scelte lavorative e i rapporti sociali, ma anche la sfera più intima dei sentimenti. I soldi, da mezzo, si sono trasformati in fine e condizionano i nostri pensieri e i nostri comportamenti, diventando il metro di misura del valore individuale. Ma se è vero che la ricchezza ha un grande potere di seduzione, il suo legame con il mondo degli affetti è più complesso, e non sempre basta un ragguardevole conto in banca per garantirsi l'amore. In ogni caso, il rapporto che stabiliamo con il denaro è una cartina di tornasole: se nella vita siamo avari o prodighi, tirchi o generosi, strozzini o scialacquatori, queste caratteristiche si manifestano anche nelle relazioni affettive con gli altri.
Soldi, sesso e sentimenti
Giacomo Dacquino, psichiatra e psicoterapeuta, nel suo libro "Soldi, Sesso e Sentimenti", studia l’ampia area delle relazioni umane in cui l’amore si intreccia con il denaro. L’autore racconta alcune storie emblematiche di propri pazienti, tutte unite da un filo comune: la necessità di colmare gravi carenze affettive e un' immaturità psicoaffettiva di fondo.
Nella società moderna, in cui conta più l’apparire che l’essere, la voglia di esibirsi, di essere famosi, importanti, riconosciuti; il denaro si è sostituito ai valori tradizionali, diventando l’unico obiettivo da perseguire a qualsiasi prezzo. In questo modo la nostra vita affettiva, dai rapporti sociali a quelli d’amore piuttosto che a quelli lavorativi, subisce un’influenza assolutamente negativa.
Se è vero che il potere di seduzione dei soldi è grande, è altrettanto vero, che i soldi non garantiscono né l’amore né la felicità. Perché – dice l’autore – l’amore e la felicità non si comprano. Il rapporto che stabiliamo con i soldi rivelerà chi siamo veramente anche nelle nostre manifestazioni affettive con gli altri.
Cristina, single, ma che vorrebbe piacere agli uomini ed essere amata, compensa le carenze affettive acquistando profumi in modo compulsivo; Marco si eccita solo se vince ai giochi d'azzardo; Giusy, donna di vita, e Riky, cliente abituale di prostitute, cercano di affermare il proprio potere sugli altri e di realizzare le loro voglie narcisistiche attraverso il sesso e il denaro, tutti e due i protagonisti sono degli immaturi che ostentano sicurezza per mascherare invece insicurezze profonde.
Non mancano infine mariti infedeli che per dimenticare i sensi di colpa coprono di regali la moglie, altri che si innamorano di donne molto più giovani, attratte solo dallo status dei loro partners.
Chi da piccolo non è stato amato o addirittura rifiutato, spiega Dacquino, una volta adulto avrà grandi problemi nella sfera psicoaffettiva.
Ciascuno di noi cerca nell'Altro o nell'Altra il riconoscimento e la soddisfazione di bisogni affettivi profondi. Viviamo però in una società delle immagini che impone modelli idealizzati di fisicità e di relazioni, incentivando processi di oggettivazione e mercificazione del corpo e favorendo la crisi e la rottura dei legami affettivi. Le relazioni sentimentali sembrano essersi complicate: c'è chi s'innamora sempre di qualcuno che non può avere; chi preferisce non lasciarsi coinvolgere, rimanendo in superficie e cambiando spesso partner; chi rincorre un ideale da film perdendo di vista l'Altro: “che sì mi piace, ma non mi prende”.
Secondo alcuni studiosi questo è il prodotto di una società eccessivamente consumista, che spinge al rinnovo continuo, se non alla sostituzione, delle cose che si posseggono.
Questo comportamento ha degli effetti anche sul modo col quale ci si approccia alle emozioni, che non possono essere sostituite ma si ricercano sempre più per l'intensità e la quantità piuttosto che per la qualità, impedendo di fatto il raggiungimento della felicità e della serenità. Si è continuamente spinti alla ricerca, quasi ossessiva, di un’ebrezza, di uno stimolo maggiore, non dedicandosi così alla cura degli affetti. Cura che richiede un impegno a lungo termine, che è strettamente connessa alla crescita dell'individuo ed è il frutto di una educazione e di una crescita psicoaffettiva.
Di conseguenza non può essere improvvisata e qualora manchi provoca un senso di insoddisfazione emotivo ed esistenziale, che può essere risolto con un lungo lavoro su se stessi, come quello che hanno fatto i pazienti del dottor Dacquino.
Il mondo dell'immagine è, attraverso la pubblicità e il marketing, un riflesso moderno della società dei consumi, che a sua volta è una delle conseguenze del capitalismo. Le riflessioni di carattere etico-sociale sul capitalismo tuttavia non sono unicamente contemporanee. Lo scozzese Adam Smith (1723-1790), fondatore dell’economia politica, è il testimone di un'epoca nella quale l'economia era ancora parte integrante della filosofia morale.Questo autore deve la sua fama al successo ottenuto dal suo saggio del 1776 “Ricerche sopra la natura e le cause della ricchezza delle nazioni”. La sua riflessione è molto articolata: nella “Teoria dei sentimenti morali” (1759), Smith si occupa, a modo suo, di felicità. E propone un'interpretazione della felicità come inganno (deception). Il povero, dice Smith, rincorre la ricchezza per emulare il ricco, considerato dal povero più felice perché ha più mezzi per soddisfare i suoi bisogni. E' un inganno, perché il ricco non è più felice del povero. Ha semplicemente problemi diversi. Ma - aggiunge Smith - è un inganno creativo perché, rincorrendo la ricchezza la gente, determina lo sviluppo.
Questo aspetto della riflessione di Smith non è conosciuto come gli altri e non ha generato conseguenze paragonabili alla sua teoria sulla ricerca delle origini della ricchezza, ma dimostra che inizialmente la ricerca economica non è stata indifferente ai rapporti tra la sfera di indagine specifica e i risultati degli studi dell'etica, della sociologia, dell'antropologia e della psicologia.
L’analisi economica si è sviluppata seguendo un percorso che per un lungo periodo l'ha portata ad allontanarsi nettamente da ogni altra scienza sociale.
L’esperienza pedagogica di Quintiliano
Dacquino è uno psichiatra che ha studiato e sviluppato il tema della psicoaffettività, ma anche nell'antichità c'è stato chi ha riflettuto sull'educazione in senso lato. Merita un riconoscimento particolare in tal senso Quintiliano, pedagogo latino del primo secolo d.c.,che ha capito l'importanza dell'educazione nella formazione globale dell'individuo, anche affettiva.
L'opera più importante di Quintiliano è l’Institutio Oratoria, che rappresenta una vasta e minuziosa esposizione di una dottrina educativa: la prima di questo genere di tutta la letteratura greco-romana e rimasta anche l’ultima. L’opera di Quintiliano è un vero e proprio trattato sistematico di educazione dell’oratore, un trattato essenzialmente pedagogico e come tale è rimasto uno dei fondamenti della scienza dell’educazione.
Una delle caratteristiche intrinseche dell'uomo è l'empatia per i suoi simili: come la madre deve sapere intuire, capire e colmare i bisogni affettivi e non del figlio, così nel brano "l'insegnamento individualizzato" (Institutio Oratoria,1, 3, 6-7) il "maestro" di Quintiliano deve sapere capire l'indole e l'attitudine dei propri alunni e adeguarne di conseguenza il metodo di insegnamento.
In altri testi si nota quanto Quintiliano sia consapevole dell'importanza di un’educazione psicoaffettiva dell'individuo fin da piccolo.
Nel brano “Il maestro come secondo padre” (Institutio Oratoria, II, 2, 4-8) Quintiliano dice che il maestro ideale deve aver cura della psiche del fanciullo, cercando di non traumatizzarlo nel rimproverarlo e instaurando un legame affettivo con lui, come un secondo padre. Un insegnante che è in grado di insegnare, rimproverare,ma soprattutto capire.
Ma anche in "L'importanza di un solido legame affettivo"(Institutio Oratoria, II, 9, 1-3) Quintiliano vede nell'apprendimento il risultato di un rapporto di fiducia reciproca in continua crescita che porta alla maturità e all'indipendenza del fanciullo. Anche qui è forte l'aspetto affettivo.
Quintiliano fu un maestro di metodologia e di comunicazione, che sono tutt’oggi i due perni su cui ruota l'educazione socio-affettiva in psicoanalisi.
Anche per quanto riguarda la punizione, Quintiliano si dimostra una mente lucida che precede la psicoanalisi di secoli, definendo il sentimento di vergogna e paura come compromettenti l'educazione del fanciullo.
Quintiliano ha denunciato queste punizioni: “Il dolore e la paura fanno fare ai bambini delle cose che onestamente non si saprebbe riferire e che, presto, li coprono di vergogna. E’ ancora peggio se si è trascurato di assicurarsi sui modi dei sorveglianti e dei maestri. Non oso raccontare le infamie alle quali degli uomini abominevoli si lasciano abbassare nel loro diritto di correzione manuale […]”
Per Quintiliano la pena corporale è un disonore, un affronto, una punizione adatta solo per gli schiavi, anziché correggere il bambino lo incattivisce e pertanto, una volta diventato adolescente, si rendono necessarie punizioni ancora peggiori.
Una grande corrispondenza tra l'educazione socio-affettiva di cui parla Dacquino e la pedagogia di Quintiliano si può notare nel testo “I vantaggi dell'insegnamento collettivo" (Institutio Oratoria, I, 2, 11-13). Qui Quintiliano spiega come l'insegnamento collettivo sia più funzionale al processo educativo di quanto non lo sia l'insegnamento privato. Infatti, in una classe con più alunni i bambini si abituano ad essere più autonomi dall'insegnante e a svilluppare una certa iniziativa personale. Inoltre la vita in classe abitua gli adolescenti alla futura vita pubblica, aiutandoli a superare la timidezza, abituandoli a confrontarsi con gli altri, a misurarsi con se stessi. In più l'insegnamento collettivo permette la formazione di legami di amicizia tra i ragazzi.
Questi sono gli stessi vantaggi che ha un bambino che entra alle elementari, dopo aver frequentato l’asilo, rispetto ad un coetaneo che non ci è andato. E sono, socio-affettivamente parlando, le differenze che ci sono tra un bambino affettivamente cresciuto solo e un bambino cresciuto in mezzo agli altri: da qui l'importanza della scuola.
Pascoli
Più che in altri poeti, in Pascoli la mancanza di sicurezza affettiva data dalla morte prematura dei sui cari si riversa completamente nella sua poetica e nella sua esistenza fortemente legata al ricordo del nido famigliare.
Giovanni Pascoli nasce a S. Mauro di Romagna il 31 Dicembre 1855. Dopo gli studi elementari, frequenta il ginnasio e inizia il liceo a Urbino, nel collegio dei padri Scolopi. Il 10 agosto 1867, giorno di S. Lorenzo, il padre viene ucciso da sconosciuti sicari, mentre torna dalla fiera di Savignano. L'episodio lascia una traccia indelebile nella sensibilità del poeta. L'incancellabile macchia di sangue dell'ucciso solleciterà una desolata visione dei rapporti sociali e la convinzione che la morte incombe sugli uomini e sulla realta tutta.
La vita di Pascoli è povera di elementi esteriori, si riduce a un incessante scavo su di sé. E' un'esistenza che si svolge tra pochi luoghi: la campagna romagnola dell'infanzia, le diverse sedi d'insegnamento, infine la casa di Castelvecchio. La sua tendenza a star chiuso nel nido domestico si spiega con la fondamentale paura nei confronti del vivere, un sentimento che gli impedì tra l'altro un normale rapporto con le donne e con l'amore. Da qui la sua «disperazione» per il fidanzamento della sorella Ida che Pascoli e l'altra sorella Mariù videro come un tradimento del nido, cui risposero ritirandosi a Castelvecchio. Assieme a Mariù, Pascoli visse come un tenace custode delle memorie della famiglia: «Ho vissuto senza amare - così scrisse alle sorelle - non per incapacità d'amare ma perché mi dovevo dedicare solo a voi». Con questi sentimenti dedicò le Myricae alla memoria del padre, i Canti di Castelvecchio a quella della madre e i Poemetti alla sorella Maria.
Per capire il sentimento d'amore in Pascoli più che in altre opere si puo' fare rifermento al Gelsomino Notturno, che fu scritto da Pascoli per celebrare le nozze del suo amico Raffaele.
In questa poesia numerosi sono i temi più tipici di tutta la poetica di Pascoli; il principale è l'amore e l'eros riferito alla giovane coppia, donde deriva un sentimento di esclusione del poeta, che di fronte al tema dell'eros, avverte al contempo turbamento e fascino, attrazione e repulsione, come dinanzi a una condizione a lui reclusa perché la morte ha creato in lui la paura di perdere gli affetti . Un altro tema è il nido che rispecchia perfettamente l'idea pascoliana della famiglia. Egli ha un legame morboso e ossessivo nei confronti del suo nido, sconvolto dalla morte del padre, della madre, dei due fratelli e della sorella. Questo tipo di attaccamento alla famiglia non ha permesso all'autore di avere relazioni amorose, poiché egli pensava che le due sorelle che gli erano rimaste avrebbero potuto soddisfare tutte le sue esigenze affettive; egli, infatti, era morbosamente legato alle sorelle che, quando una delle due si sposò, reagì con una crisi depressiva.
Gelsomino Notturno (G.Pascoli)
E s'aprono i fiori notturni,
nell'ora che penso a' miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.
Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l'ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.
Dai calici aperti si esala
l'odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l'erba sopra le fosse.
Un'ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l'aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.
Per tutta la notte s'esala
l'odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s'è spento...
È l'alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l'urna molle e segreta,
non so che felicità nuova
Società dello stress
Ansia, frenesia, tensione, stress e fame di denaro. La nostra epoca è ormai caratterizzata dall’aumento del nervosismo, delle paure e delle angosce. Dalla rivoluzione scientifica e industriale in poi, l’uomo moderno avverte di appartenere a un’età di crisi e di grandi ansie.
Oggi sappiamo come mente e corpo siano molto più in contatto di quanto non pensasse Cartesio, e che gli affanni, le fatiche fisiche, ma anche psichiche, i ritmi innaturali sostenuti hanno profonde ripercussioni sulla salute di organi e apparati. L’organismo si adatta per un certo periodo a uno stress prolungato, poi cede e subentra la malattia.
L’efficientismo, il produttivismo, la smania di competere e di consumare, la ricerca ossessiva del successo individuale compromettono spesso in modo grave la gioia di vivere, di amare, di coltivare sogni ed amicizie. Viviamo in un mondo computerizzato che ci tiene lontani dai nostri ritmi interni fisiologici. La cosa migliore sarebbe che ognuno di noi si ritagliasse ogni giorno spazi e tempi che gli permettano di rifiatare, di dedicarsi a se stessi, di ammirare le bellezze naturali, di coltivare le amicizie, di ascoltare gli altri e le proprie esigenze interiori, di giocare con i bambini, di tornare ad assaporare e ad apprezzare quelle piccole gioie che rendono l’esistenza umana degna di essere vissuta.
Spesso delle pause, anche brevi, fanno miracoli nell’eliminare malumori e prostrazioni. Così come appartarsi, almeno per un po’, dalla folle corsa al successo.
La società poi deve ripensare se stessa, deve cambiare modello di sviluppo, deve moderare le sue pretese ossessive di crescita economica illimitata, deve aumentare il proprio rispetto per la natura e per il pianeta terra. L’ambiente inquinato e degradato in cui viviamo già ci sta dando qualche avvertimento circa possibili calamità future, anche se ora non ne siamo consapevoli fino in fondo.
Esiste una nuova disciplina denominata bioenergetica che studia proprio l'interazione tra la psiche risultante da un equilibrio affettivo e il corpo.
L'esperienza del corpo, per la bioenergetica, rappresenta il punto di partenza e il punto d'arrivo del processo d'integrazione fra sensazioni, affetti e pensieri alla ricerca del “piacere”.
“Le sorti della serenità individuale e della convivenza umana sono strettamente dipendenti dall'acquisizione di una nuova centralità dell'amore.Tutto ciò non si improvvisa, ma è la risultante di una lenta e vasta opera di educazione sentimentale, dove maturità psicologica e benessere economico si integrino dando vita a una dialettica positiva a livello di coppia, famiglia, società." (Giacomo Dacquino).
Bibliografia
sito HYPERLINK "http://www.marialetiziarotolo.it/mip-4-conferenza-25-maggio-2011-sala-polivalente-via-faenza-4-40100-bologna.html"http://www.marialetiziarotolo.it/mip-4-conferenza-25-maggio-2011-sala-polivalente-via-faenza-4-40100-bologna.html, recensione Convegno MIP 4 , del 25/05/2011
Presso Studio Chirone, via Costanzo Cloro 45 Roma Organizzatori: Dott.ssa Arianna Orelli
Amore 'usa e getta': la Bioenergetica per integrare testa-cuore-bacino nelle relazioni affettive
http://www.myspace.com/video/elba/elba-figli-della-societ-dello-stress/107280535
ELBA - Figli della società dello stress-Data di uscita: 29 dic 2010
Luca DeBiase, Economia della felicità-Dalla blogsfera al valore del dono e oltre, Milano, Feltrinelli 2008
Soldi,sesso e sentimenti, Giacomo Dacquino, Milano, Mondadori 2007
Quintiliano, Institutio oratoria
Anton De Nicolò,
Maturità scientifica 2010-11
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