Come i protagonisti del film eravamo anche noi in cinque, quattro uomini e una donna, a vedere in una Torino semideserta, fresca, di color grigio-pioggia, il bel film di Papaleo nella marmorea e sontuosa sala del Lux in Galleria San Federico.
Per essere un esordio alla regia, complimenti! Il film appare perfetto nella fotografia e bello nella sceneggiatura, la recitazione è affascinante: grandi tutti, dai già bravi attori riconosciuti come la Mezzogiorno, Gassman jr. e lo stesso Papaleo, a Briguglia e all'ottimo Max Gazzè, reso un po' chapliniano, funambolico, simbolico. Riuscito anche l'ossimoro, tanto caro già al nostro Maestro, col quale viene reso muto il musicista...
L'ironia è nostrana, naturale e ben giocata in tutta la trama dai protagonisti. Gli omaggi al nostro cinema sono delicati e rispettosi: la parola "azione", urlata comicamente dalla Mezzogiorno, rievoca la figura del regista: è quasi autoironico questo grido! Noi siamo portati a pensare a "La Ricotta" del nostro Maestro... ma non mettiamo il formaggio dappertutto anche sugli gnu mareddu... Citazioni implicite o esplicite di altri film celebrano soprattutto qui Francesco Rosi; noi abbiamo colto un riferimento inconscio addirittura a "Little Miss Sunshine", altro film in cui anche si parla di un viaggio, simbolo dell'esistenza, e ove c'è fra i protagonisti chi non parla quasi per tutto il film fino a un certo punto; come si diceva, c'è un visibile riferimento all'opera di Carlo Levi "Cristo s'è fermato a Eboli", alla fine di "Basilicata coast to coast" espresso dalla voce narrante di Papaleo stesso; c'era già stato nel momento topico della scena del brindisi con l'Aglianico - nella quale viene anche riconosciuto come icona del nostro cinema il grande Volontè - e c'era stato ancor prima proprio all'inizio del film, che parte proprio con la frase "Buongiorno, sono Dio": l'allusione di Papaleo invoca con vera ironia la presenza di Dio, in cui paradossalmente il regista s'identifica per percorrere la strada, coast to coast, che porta a Eboli, laddove Cristo s'è fermato. Per Papaleo non solo Eboli è dimenticata ma tutta la Basilicata qui è paragonata alla improbabile esistenza di Dio, che viene per il regista riconosciuta solo da chi ha la fede; anche sulla cartina geografica la regione è addirittura inesistente, nelle scene iniziali del film. I toni sono tuttavia allegri e festosi, e compaiono altri riferimenti e qualche altro velato simbolo della religione popolare, ad esempio nel cognome simbolico dell'alter ego del protagonista Rocco Santamaria (non a caso si chiama anche Rocco, come il regista), interpretato da Alessandro Gassman; o nella processione alla Madonna nera, dopo la quale Santamaria sceglie di ritornare alla processione laica del suo gruppo d'amici e cugini originari. C'è poi, nell'epilogo, uno scherzoso riferimento anche a Luchino Visconti con la citazione del film "Rocco e i suoi fratelli" che diventano qui dei cugini.
Avremmo apprezzato un omaggio al nostro Maestro (Pasolini) - giacché non molto distante da quei luoghi splendidi e splendidamente ripresi dalla macchina da presa delle Pale Eoliche (così si chiamano i quattro amici musicisti nel film) - ci sono anche i sassi di Matera dove il nostro Maestro girò il suo Vangelo secondo Matteo, ma l'energia alternativa del gruppo si è ben sprigionata ugualmente per realizzare questo colorato mix musicale di odori e colori della natura e di ottimi sapori tipici locali. Gran film! Guardatelo!
Dario Coppola
Basilicata Coast
To Coast
Un film di Rocco Papaleo. Con Alessandro Gassman, Paolo Briguglia, Max Gazzè, Rocco Papaleo, Giovanna Mezzogiorno. Commedia musicale, durata 105 min. - Italia 2010. - Eagle Pictures
Nicola Palmieri insegna storia dell'arte e coltiva il sogno della musica. Frontman entusiasta di un gruppo di amici col vizio degli strumenti, compone canzoni e vorrebbe esibirsi sul palcoscenico scanzonato di Scanzano. Salvatore, alla chitarra, è uno studente di medicina che ha dimenticato di laurearsi e di innamorarsi, Franco, al contrabbasso, è pescatore di pesca libera a cui l'amore ha tolto parole e intenzioni, Rocco, alle percussioni, è un villano di grande fascino ossessionato dalla celebrità. Decisi ad attraversare la Basilicata dal Tirreno allo Ionio, intraprenderanno un viaggio picaresco, ripreso da una televisione parrocchiale e accompagnato da una giornalista svogliata e annoiata. Tra una canzone alla luna e un bicchiere di Aglianico, Nicola e compagni accorderanno la loro vita e canteranno sotto pioggia la loro canzone più bella.
Finalmente lo spazio comico e lirico torna ad essere quello dell'Italia meridionale. Un'area geografica che il cinema italiano ha frequentato negli ultimi tempi solo per raccontare la criminalità organizzata e la globalizzazione del male, le periferie degradate e il disagio socio-economico. Ai personaggi privi di innocenza che muoiono alla luce di lampade solari si sostituiscono allora gli antieroi lucani di Rocco Papaleo, al suo debutto dietro la macchina da presa. L'attore mette in scena la progressiva conoscenza di una realtà antropologica e culturale troppo spesso ignorata, attraverso un viaggio e un'esperienza che indaga il cuore del Sud e lo comprende dentro una commedia di innegabile simpatia. Vuoi per il talento nella descrizione dei luoghi e nella costruzione di un'atmosfera, vuoi per la felicità di alcune caratterizzazioni, ma soprattutto per una profonda sincerità che deriva da premesse chiaramente autobiografiche.
I musicisti intonati di Papaleo si muovono a piedi sullo sfondo di una periferia mediterranea e solare e i loro sguardi si aprono su una natura "popolare". Alla luce piena di un sole che sta "di fronte" a loro e dentro alla vitalistica solarità di una cornice senza ombre, i quattro protagonisti escono da loro stessi e crescono nel viaggio, procedendo verso il finale e il mare Ionio, verso un ritmo altro e una musica altra, che pervade il film dall'inizio, risolvendosi in un concerto alla luna e in una gioiosa rinascita. Fermandosi ad Aliano per un brindisi a Carlo Levi e a Gian Maria Volonté (che lo ha interpretato sullo schermo per Francesco Rosi) e proseguendo in direzione ostinata e contraria, i vaghi musicisti lucani passano per la ricerca dell'altro e approdano alla consapevolezza di sé. A Papaleo non interessa tanto la ricerca e l'espressione di un malessere esistenziale, quanto la forma subliminale e distratta di quell'espressione.
La commedia picaresca, agita e suonata in una Basilicata che ha cortocircuitato briganti nazionali e guerriglieri argentini e ha "contaminato" tradizioni irrazionali con leggende tangibili, procede da una costa all'altra, seducendo il pubblico con la lentezza dell'andare e la pienezza dei colori, dei suoni ma soprattutto dei volti, impenetrabili e immobili come quello di Max Gazzé, bassista di tante note e nessuna parola. Basilicata coast to coast è un film aperto e appagato, un progetto a mano libera di una piena fantasia, in cui l'estremo senso e l'estremo nonsenso si toccano e si armonizzano.
Marzia Gandolfi (mymovies)
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