romanzo di Ada Pirocolpo (1994)
"Il tempo del mondo è un bambino che gioca, che mette qua e là le pedine; il regno del bambino"
l'arancio al celeste,
il giallo al blu,
il verde al magenta,
l'azzurro all'ocra,
l'indaco al beige marroncino,
il violetto al verde acqua.
E, oltre i sette colori, si può procedere all'infinito percorrendo ogni sfumatura e vedere che il turchese si oppone al porpora,
il verde smeraldo al rosa, e così via...
Era però giunto il momento di cambiar gioco su quella scacchiera: iniziava la partita di dama.
"Il tempo del mondo è un bambino che gioca, che mette qua e là le pedine; il regno del bambino"
ERACLITO, Frammento 52 (Diels)
IL PASSATO SEMPREVERDE
Ruben si sentiva quasi un altro uomo e
tutto gli sembrava ricominciare. Egli era convinto di non aver più
nulla a che fare col suo passato ma aveva anche il sospetto che ciò non
fosse possibile. Un'osservazione, lunga quanto la sua vita stessa, aveva
accompagnato Ruben: da sempre... Ruben era stato soverchiato da un
pensiero continuo: aveva notato che il mondo è nettamente spaccato in
due, e ha un carattere dualistico.
Questo suo pensiero ebbe origini
da osservazioni elementari: ogni ente organico è strutturato in modo
simmetrico, a cominciare dal reticolo del DNA, dalle sue quattro
sostanze componenti - adenina, timina, guanina, citosina - e tale
disposizione è speculare; così anche il polo positivo si oppone al polo
negativo, nell'elettricità; e il protone è opposto all'elettrone. Anche
gli animali e gli insetti hanno due occhi o due antenne, due corna e
simmetricamente sono costituiti di una destra e una sinistra quasi
identiche. La dualità, per Ruben, stava diventando il centro di ogni
cosa, la spiegazione stessa della struttura dell'essere. Anche le
costruzioni artististiche o artigianali sono state fatte dall'uomo sul
modello della natura ,con un carattere duale.
Il bianco di una scacchiera è
opposto al nero in un incastro misterioso che cela, e quasi svela, il
segreto stesso della vita. I sette colori dell'iride sono simmetrici e
duali negli effetti delle loro radiazioni:
il rosso è opposto al ciano,l'arancio al celeste,
il giallo al blu,
il verde al magenta,
l'azzurro all'ocra,
l'indaco al beige marroncino,
il violetto al verde acqua.
E, oltre i sette colori, si può procedere all'infinito percorrendo ogni sfumatura e vedere che il turchese si oppone al porpora,
il verde smeraldo al rosa, e così via...
Inoltre,
i denti sono in numero pari, sedici e sedici per arcata, disposti otto a
destra e otto a sinistra: tutto è simmetrico! Le ali degli insetti e
degli uccelli, le loro zampe, le pinne dei pesci, gli arti umani. Il
pianeta e i suoi due emisferi è simmetrico; le stagioni e il clima dal
caldo al freddo, il giorno e la notte. Nell'uomo il dolore e il piacere
sono simmetrici. Nel pensiero e nella mente umana nasce il senso della
quiete e dell'agitazione; la cultura umana è creata sul modello naturale
in modo simmetrico: la festa si oppone alla feria, che anticamente era
una festa opposta ad altri valori più umani che divini. Nella politica,
la sinistra si oppone alla destra, e così via... Si arriva a pensare -
non a conoscere - così alla dualità fra conoscibile e inconoscibile, fra
l'umano e il sovrumano. Anche l'oltreumano è opposto all'umano: che sia
dentro o fuori dell'uomo stesso... E l'Uomo/Dio o il Dio/Uomo? Ruben
alla fine lo riconobbe nel Cristo.
Un'altra dicotomia era sempre... stata all'origine dei problemi di Ruben: l'opposizione maschio/femmina.
Questo dualismo, che tutto origina e
tutto cela nel segreto dell'unione nel talamo dell'amore, era per Ruben
il mistero dei misteri. Ruben guardava a questo mondo fatto di
duplicità come se giocasse con degli enigmi da risolvere talora
riuscendoci talora non capendoli, e scosì si divertiva. Nei suoi
discorsi comuni, Ruben giocava con le nette opposizioni fino a
occuparsi della lingua italiana che aveva sempre amato, da buon toscano
qual era. Spesse volte, anche le parti più piccole della lingua nostra,
che è un prodotto culturale umano, sono incontrollabili e ci sfuggono:
gli elementi linguistici non sono statici ma dinamici. Un'altra dualità è
proprio quella fra staticità e dinamicità, da sempre... studiata, come
ai tempi di Eraclito e Parmenide. Alcuni fonemi minuscoli spesso
nascondono grandi e profondi concetti, degli abissi incolmabili: sono
tanti 'meno' opposti a tanti 'più'..., secondo la teoria rubeniana della
polarità; tanti 'sempre'... opposti a tanti 'mai'; tanti 'sempre...
più...' opposti a tanti 'sempre... meno': erano i modi di esprimersi
preferiti da Ruben... egli usava spesso queste espressioni; disdegnava
invece l'uso dell'espressione 'mai più'...: non gli era mai piaciuta.
Questi modi di dire, per opposti, traducevano lo stesso modo di vivere
di Ruben, il quale da un eccesso a un altro o da un difetto all'altro
cercava tuttavia di raggiungere il virtuoso giusto mezzo. Fu la cosa più
difficile per lui arrivare a questo equilibrio. Dopo la sua
conversione, si può così capire adesso come egli volle tagliare
radicalmente col passato, alla maniera di san Paolo e sant'Agostino; ma
ciò gli parve impossibile. V'era sempre... infatti un riaffiorare del
passato che sgorgava come uno zampillo nel fresco giardino di quella
nuova creazione.
Proprio ora s'apprestava a
sorgere un gettito d'acqua chiara e cristallina. Mentre Ruben era
immerso nella lettura della poesia di Juan de La Cruz intitolata La
Fontana, improvvisa una visita destò la sua attenzione.
Tornò dopo tanti anni a Firenze
Riccardo. Egli fece visita all'amico Ruben, a poche ore dal suo arrivo.
Allontanati dagli eventi della vita, i due amici si erano ritrovati già
in un abbraccio, con l'affetto di sempre... al matrimonio di Eros e
Mirta. Quell'occasione aveva incoraggiato Riccardo a rifarsi vivo presso
l'amico che, invece, non si era più fatto sentire negli anni trascorsi,
al di là del viaggio a Vienna. Riccardo non chiese i motivi di quel
silenzio a Ruben, perché era contento di poter nuovamente godere di
quello sguardo luminoso, di cercare la serenità con la condivisione
dell'ascolto e della conversazione frequenti. Riccardo tornò ad abitare
sulle rive dell'Arno, terminata la sua esperienza viennese. Egli sentì
il bisogno di immergersi nel candore irreale di quel bianco prato
trapuntato di rossi gigli, nella città che nei secoli vide pensare Pico
della Mirandola. Riccardo si commosse nel rivedere le insegne dei Medici
scolpite in quel Rinascimento che, solo a Firenze, è ancora vivo e
sempiterno.
Ponte Vecchio... Questa visione suscitò in Riccardo nostalgia e commozione.
Entrò
nella chiesa di Santa Felicita a contemplare, sulla destra, La
Deposizione del Pontormo, tanto cara anche a Pasolini. Poi andò a vedere
gli affreschi di Masaccio e Masolino nella Cappella Brancacci all'interno della chiesa di Santa Maria del Carmine.
Riccardo
non aveva certo perso la sua vena pragmatica; anzi, egli era capace di
provare queste profonde emozioni proprio perché esse sorgevano da quel
cuore così freddo fuori ma così caldo dentro. Davanti all'Ospedale degli
Innocenti Ruben e Riccardo si diedero appuntamento per trascorrere
insieme un pomeriggio. Proprio così entrambi cominciarono a raccontarsi
le esperienze vissute quando erano stati lontani. A Riccardo Ruben volle
comunicare le ultime sue riflessioni. Riccardo lo ascoltò cercando di
limarne il dualismo sempre... così accentuato. Sì, era vero ciò che
Ruben aveva notato nella struttutura genetica e biologica degli esseri
viventi: anche se le osservazioni di Ruben erano più facili da notare
negli esseri animali rispetto agli esseri vegetali e minerali. Riccardo,
anch'egli razionale e lucido, era però conscio dell'esistenza di una
forza irrazionale che veniva, come un'esplosione, a scomporre sempre...
ogni dualismo.
Gli
opposti sono allontanati da una serie di sfumature, gradualmente. Non
sempre è netto il contrasto fra gli opposti; quando esso è netto,
allora, balza agli occhi come sublime: si pensi al bianco di una camicia
sotto il nero di una giacca... non c'è nulla di più elegante. Quando si
accosta il rosso scarlatto al verde chiaro o il blu oltremare al giallo
chiaro, il contrasto si percepisce sempre con sfumature diverse, dal
forte al tenue... Le sfumature cromatiche permettono un riposo e una
piacevole varietà che può divertire; ma quando un elemento irrazionale
si colloca fra due opposti razionalmente spiegabili? Ruben, in tal caso,
cercava di razionalizzare il tutto, come se dovesse realizzare una
sezione aurea, e di spiegare l'irrazionale come un opposto del
razionale: così Ruben continuava a teorizzare il dualismo degli opposti
anche attraverso l'opposizione polare razionale/irrazionale.. Del
resto, nel razionale rientrava, per Ruben, l'opposizione fra Dio e
l'uomo. E l'irrazionale non è che l'opposto, l'ostacolo, il frapporsi,
il diavolo, come viene indicato nella teologia, o il male come viene
chiamato nella filosofia. Dio era superiore sia all'irrazionale sia al
razionale per Ruben, ma egli lo aveva sempre... più... identificato nel
razionalità, nel logos.
Nella
politica, anche, i poli opposti, della sinistra e della destra sono
sempre... distanziati da sfumature le più varie; quando la destra e la
sinistra arrivano anche a scambiarsi i ruoli e paradossalmente la destra
arriva a sostenere ciò che un tempo sosteneva la sinistra, ecco che
l'elemento irrazionale nuovamente s'è impossessato di quello razionale:
questa era la teoria di Ruben. E l'elemento irrazionale considerato
finora soltanto dal punto di vista umano, in realtà risponde a una
dinamica diversa dalle umane considerazioni; l'umanità è superata dal
sovrumano, dal sublime...
Nel rapporto
fra i sessi opposti, la maschilità e la femminilità, molte sono le
sfumature cromatiche: anche qui un elemento irrazionale s'insinua senza
possibile riduzione razionale e va accettato senza un'irragionevole
chiusura. Riccardo consigliò all'amico di accettare questo elemento
irrazionale in ogni dualismo che l'esistenza ci pone dinanzi e nel
quale siamo stati posti. Ruben fu edificato dal contributo di Riccardo
nella sua meditazione. Così Ruben riuscì a trascorrere serenamente
alcune giornate in compagnia di Riccardo e di Fabrizio. Sì, di
Fabrizio... Anch'essi sembravano tra loro opposti, ma l'elemento di
coesione fra loro era proprio Ruben stesso. Egli era l'elemento
irrazionale perché divideva i due amici e con entrambi andava d'accordo.
Era un elemento di coesione e di disgregazione, al tempo stesso. Ruben
cominciò a individuare l'elemento irrazionale anche nella sua capacità
di relazione umana. Vi sono persone che Ruben aveva incontrato nella sua
vita che, senza conoscere e senza motivo alcuno, egli aveva talora
guardato - talora anche solo intravisto - provando subito qualcosa di
repulsivo.
Com'era possibile provare certezze senza una conoscenza razionale ma solo intuitiva?
Questo
teoria dell'elemento irrazionale affascinava Ruben. Così era stato
infatti fra Riccardo e Fabrizio, ma Ruben in quel caso si era trovato in
una posizione di favore; infatti, conoscendo entrambe quelle storie,
Ruben aveva potuto comprendere il motivo della loro repulsione
reciproca. Tra i due v'erano anche coincidenze, oltre le incolmabili
differenze: subito le consonanze balzavano all'occhio e venivano
percepite dall'intuito di entrambi. In altri momenti, uno dei due
prevaleva sull'altro e aveva luogo lo scontro: Ruben aveva imparato a
capire un segnale dalla mimica: quando una persona in un'assemblea, pur
conoscendolo, non lo guardava mai egli aveva la certezza che qualcosa
minasse il rapporto reciproco alle radici.
V'erano,
infatti, conoscenti di Ruben come Carlino e Scozia che proprio così si
erano atteggiati in molti incontri e Ruben s'era sentito schiaffeggiare
dai loro modi di fare; egli provò questa stessa sensazione l'ultima
volta in cui vide Fiammetta; ma adesso aveva imparato a dominare quelle
situazioni e a far rimbalzare l'ostilità nei suoi confronti, come un
dolce boomerang, su chi l'aveva lanciato. Facile era diventato
per Ruben comprendere le fonti di tali gettiti d'acqua piovana: fu
Riccardo ad arricchire tale capacità in Ruben, fu egli a insegnare a
Ruben il riconoscere quegli indizi, quei sintomi dell'aggressività
repressa; Riccardo l'aveva provata in famiglia nel rapporto dolce e
aspro, a un tempo, col padre e col fratello. Ruben perciò doveva molto a
Riccardo. Ruben capì che Fabrizio rappresentava un'antitesi a Riccardo
anche perché, insieme a Ruben, Fabrizio costituiva un'intrusione nel
loro rapporto psicologico. Non soltanto per l'inconciliabilità di fondo
ma anche perché si ristabiliva così la triade composta - nella mente di
Riccardo - da lui medesimo, da suo padre e da suo fratello. Il padre,
qui, era identificato in Fabrizio; il fratello in Ruben, il quale aveva
compreso questo meccanismo psicologico. Ruben non rinunciava mai alle
sue interpretazioni iperrazionalistiche; egli riuscì addirittura, così, a
trovare la possibilità di un incontro tra Fabrizio e Riccardo. Vi
riuscì benché l'incontro non ebbe seguiti: Riccardo e Fabrizio, quella
volta, poterono rivedersi a Campo di Marte. Gli opposti s'erano così
incontrati nel campo di gioco perché Ruben continuasse la sua partita a
scacchi con l'esistenza intera.
Era però giunto il momento di cambiar gioco su quella scacchiera: iniziava la partita di dama.
Per Ruben iniziava un momento più quieto, fatto di silenzi.
Gli sguardi vennero ad assumere più importanza.
I colori, suoi interlocutori preferiti, gli parlavano ora con più vigore nel rosso del tramonto, nel verde d'un prato, nel blu intenso del mare...
Gli sguardi vennero ad assumere più importanza.
I colori, suoi interlocutori preferiti, gli parlavano ora con più vigore nel rosso del tramonto, nel verde d'un prato, nel blu intenso del mare...
E nel
confondersi del profumo dei fiori di un ramo di susino con quello di
ciliegio, Ruben camminava - come Heidegger - verso un nuovo linguaggio.
Si potevano vedere in Ruben i riflessi, i nuovi bagliori degli affetti, sempre... in cammino. Anche per Ruben quel primaverile germogliare di fiori era suscitato da qualcosa di indefinibile, di irrazionale: era un dono, che la ragione non può contenere... era davvero la Grazia.
Si potevano vedere in Ruben i riflessi, i nuovi bagliori degli affetti, sempre... in cammino. Anche per Ruben quel primaverile germogliare di fiori era suscitato da qualcosa di indefinibile, di irrazionale: era un dono, che la ragione non può contenere... era davvero la Grazia.
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